martedì 17 dicembre 2019

Consiglio d'Europa - Porre fine alla coercizione nell'ambito della salute mentale: la necessità di un approccio basato sui diritti umani.

(Ansa)
Porre fine alla coercizione nell'ambito della salute mentale: la necessità di un approccio basato sui diritti umani.

 
Autore/i: Assemblea parlamentare
Origine - Discussione dell'Assemblea del 26 giugno 2019 (23^ seduta) (cfr. Doc. 14895, relazione della Commissione per gli Affari Sociali, la Salute e lo Sviluppo Sostenibile, relatrice: Sig.ra Reina de Bruijn-Wezeman; e doc. 14910 Doc. 14910, parere della Commissione per l'Uguaglianza e la Non-Discriminazione, relatrice: Sig.ra Sahiba Gafarova). Testo adottato dall'Assemblea il 26 giugno 2019 (23^ riunione). Vedi anche Raccomandazione 2158 (2019).

1. In Europa, sempre più persone con problemi di salute mentale o disabilità psicosociali sono soggette a misure coercitive come il ricovero e il trattamento obbligatori. Anche nei paesi che hanno adottato le cosiddette leggi restrittive per limitare l'uso di queste misure, la tendenza è simile, il che dimostra che, in pratica, queste leggi non sembrano produrre i risultati attesi.

2. L'aumento generale dell'uso di misure coercitive nel campo della salute mentale deriva principalmente da una cultura della reclusione, che si concentra e si basa sulla coercizione per "controllare" e "curare" i pazienti che sono considerati potenzialmente "pericolosi" per se stessi o per gli altri. In effetti, il concetto del rischio di danno a se stessi o agli altri continua a occupare un posto importante nella giustificazione delle misure involontarie negli Stati membri del Consiglio d'Europa, nonostante la mancanza di prove empiriche, sia per quanto riguarda il legame tra problemi di salute mentale e violenza, sia sull'efficacia delle misure coercitive nella prevenzione del danno in questione. L'uso di tali misure coercitive non solo porta a privazioni arbitrarie della libertà, ma, in quanto a trattamento diverso ingiustificato, viola anche il divieto di discriminazione.

3. Inoltre, studi sociologici sul campo, con persone con problemi di salute mentale, hanno dimostrato che le misure coercitive sono vissute come esperienze in gran parte negative, associate a sofferenza, trauma e paura. I "trattamenti" involontari amministrati contro la volontà del paziente, come l'assunzione obbligatoria di psicofarmaci e l'elettroshock obbligatorio, sono considerati particolarmente traumatici. Essi sollevano anche importanti questioni etiche, perché possono causare danni irreversibili alla salute. 

4. La coercizione ha anche un effetto dissuasivo sulle persone con problemi di salute mentale che, per paura di perdere la propria dignità e l'indipendenza, evitano o ritardano il contatto con il sistema sanitario, che finisce per avere ripercussioni negative sulla loro salute. In particolare possono trovarsi in situazioni di angoscia e di crisi intense, mettendo in pericolo la loro vita e generando a loro volta più coercizione. Si tratta di un circolo vizioso che deve essere rotto.

5. I sistemi di salute mentale che esistono in Europa; dovrebbero essere riformati per adottare un approccio basato sui diritti umani, compatibile con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e nel rispetto dell'etica medica e dei diritti umani delle persone interessate, incluso il loro diritto all'assistenza sanitaria sulla base del consenso libero e informato.

  6. In Europa e altrove, un certo numero di approcci ha dato buoni risultati in termini di prevenzione e riduzione dell'uso di misure coercitive: tra gli esempi positivi figurano in particolare le strategie negli ospedali, i servizi locali, compresi i servizi per le crisi o per il ristoro, amministrate inter pares e altre iniziative come la pianificazione anticipata. Queste pratiche promettenti sono anche molto efficaci nel supportare le persone con problemi di salute mentale in situazioni di crisi e dovrebbero quindi essere poste al centro dei sistemi di salute mentale. I servizi coercitivi dovrebbero essere visti come alternative inaccettabili che dovrebbero essere abbandonate.

7.Alla luce di questi elementi e con la convinzione che una maggiore consapevolezza, un maggiore coordinamento tra le parti interessate e un maggiore impegno politico siano essenziali per avviare e continuare la trasformazione essenziale delle politiche in materia di salute mentale,  l'Assemblea parlamentare sollecita gli Stati membri ad avviare senza indugio la transizione all'abolizione delle pratiche coercitive nel campo della salute mentale. A tal fine, invita gli Stati membri: 
    7.1. sviluppare, come primo passo, una tabella di marcia per ridurre radicalmente l'uso di misure coercitive, con la partecipazione di tutte le parti interessate, in particolare le persone con problemi di salute mentale e i fornitori di servizi;
   7.2. creare servizi di supporto, efficaci ed accessibili per le persone che soffrono di crisi e disagi psicologici, compresi luoghi sicuri e accoglienti per parlare di suicidio e autolesionismo;
   7.3. sviluppare, finanziare e rendere disponibili risorse per la ricerca su misure non coercitive, comprese soluzioni di prossimità come i servizi di crisi e di ristoro, gestite inter pares, nonché altre iniziative come la pianificazione anticipata;
  7.4.dedicare risorse adeguate alla prevenzione e all'individuazione precoce dei problemi di salute mentale e ai primi interventi non coercitivi, in particolare nei bambini e nei giovani, senza stigmatizzazione;
   7.5. combattere gli stereotipi delle persone con problemi di salute mentale, in particolare un errato assunto pubblico su queste persone e la violenza, attraverso efficaci attività di sensibilizzazione che coinvolgono tutte le parti interessate, compresi i fornitori di servizi, i media, la polizia, il pubblico in generale e coloro che hanno avuto problemi di salute mentale;
   7.6. rivedere i programmi degli istituti di istruzione superiore e in particolare delle facoltà mediche e giuridiche e delle scuole di assistenza sociale, per garantire che siano conformi alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità;
   7.7. combattere l'esclusione delle persone con problemi di salute mentale garantendo il loro accesso a un'adeguata protezione sociale, in particolare per quanto riguarda l'alloggio e l'occupazione;
   7.8. fornire alle famiglie di persone con problemi di salute mentale un'adeguata assistenza sociale e finanziaria per consentire loro di far fronte alle pressioni e alle tensioni causate dal sostegno ai loro cari.

traduzione a cura di Erveda Sansi



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