martedì 27 settembre 2016

Einstein, Giustizia Sociale e la Nuova Relatività di Sarah Knutson


Sede ONU a Ginevra


Il secondo intervento di Sarah Knutson per la Campagna Per il divieto assoluto del TSO.

Articolo originale:


Per poter creare la sua teoria della relatività, Einstein ha dovuto guardare le cose in modo diverso. Ha dovuto osservare l’universo non dalla prospettiva dei mammiferi, per quanto riguarda le proporzioni, ma dal punto di vista di una particella subatomica. In sostanza, ha usato l’immaginazione e l’empatia per arrivare a conoscere una “realtà” nuova dell’esistenza.
Questo è il secondo saggio di una serie. Abbiamo già delineato una spiegazione razionale per un sistema psichiatrico volontario al 100% (leggi qui). Quindi adesso diamo uno sguardo più approfondito alla natura delle esperienze umane, che sono oggetto di preoccupazione nell’opinione pubblica. Ci addentriamo profondamente dentro il punto di vista di questa esperienza e riscopriamo noi stessi in un universo completamente nuovo.
Sede ONU a Ginevra

 

Tre modi di vedere l’esperienza

Per capire dove stiamo andando, si deve prima dare un’occhiata a dove siamo stati. Di seguito alcuni modelli che sono in competizione, per approcciare le esperienze umane socialmente preoccupanti.

1.    Il modello del DSM dei “disturbi mentali”

Il modello DSM si basa sul Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, pubblicato dalla American Psychiatric Association – Associazione Psichiatrica Americana. In buona parte, il DSM è stato il prodotto di guerre interne per il controllo, di compromessi politici, di esigenze industriali e di interessi per la parcella. (1) Si dice che sia ateoretico, ma senza dubbio il DSM considera alcuni aspetti dell’esperienza umana come anormale o come disturbo. Forse, questo è solo un operazione per gli aspetti pratici del rimborso sanitario. Tuttavia, il processo di distinzione del vero anormale (paga l’assicurazione) dagli effetti più comuni di una vita stressante (dovete pagare voi) ha lasciato a desiderare.
Attraverso la classificazione sistematica dei sintomi, si determina se la vostra ansia, l’umore, il dolore, il trauma, l’uso di sostanze e la sessualità sono “normali” o “disordinati”. Come minimo, questo è un modo pessimo per conoscere un altro essere umano nel giorno peggiore della sua vita: esperienze dolorose come essere licenziati o sfrattati, essere violentati nelle residenze protette, sono regolarmente ignorate o trascurate. E’ come quando l’insegnante vi parla di “apprendimento disordinato” senza chiedere se avete studiato.
E’ stato dimostrato che anche l’affidabilità e la validità sono discutibili. Le diagnosi individuali tendono a variare, così come le previsioni di violenza e suicidio. Dato che un singolo passo falso può cambiare il corso di una vita, nel 2012 preoccupazioni come queste hanno portato la whistleblower Paula Caplan, Ph.D., a fare la seguente segnalazione sul Washington Post: “La bibbia psichiatrica, il DSM, sta facendo più male che bene”. Psychiatry’s bible, the DSM, is doing more harm than good.” Un anno dopo, il National Institute of Mental Health [Istituto Nazionale per la Salute Mentale] (si pensi alla scienza, alla ricerca, basati sull’evidenza) ha affermato pubblicamente di essere alla ricerca di un approccio più valido (qui la dichiarazione integrale qui).

2. Il Modello Medico della “malattia mentale”

La visione del Modello Medico, in contrasto con il DSM, ha una concezione chiara e cristallina: “La malattia mentale” è una vera e propria malattia ed è causata da anomalie genetiche, biochimiche o fisiologiche pre-esistenti, e le persone che ne sono colpite, sono inclini a trascurare il benessere personale o quello degli altri. E’ quindi necessario un trattamento aggressivo (psicofarmaci, CBT [Cognitive Behavioral Therapy–Terapia Cognitivo Comportamentale]) per correggere o attenuare i disturbi.
Per quanto riguarda la congruenza teorica, il modello medico non è molto meglio del DSM. Trattare la “malattia mentale” prende un’enorme quantità di tempo, in media 15-25 anni della durata di una vita. I promessi “squilibri chimici” e bio-marcatori non si sono ancora materializzati nelle ricerche. I tassi di disabilità sono saliti vertiginosamente alle stelle. I risultati a lungo termine e i tassi di recidiva sono generalmente peggiorati. (2) C’è il sospetto, da parte di molti, che i farmaci prescritti aumentino violenza e suicidio.

3. Il Modello di Giustizia Sociale dei bisogni umani fondamentali

Questo modello è disponibile in una parte non esigua degli insegnamenti della seconda guerra mondiale, dell’Olocausto, di Hiroshima e di Nagasaki. All’indomani di queste atrocità, le nazioni di tutto il mondo erano interessate a risolvere alcune cose. Tutte le parti in causa avevano bisogno di conoscere un modo per andare avanti. Avevano bisogno di preparare il terreno perché “non succedesse mai più”. La loro soluzione è stata la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948  (UDHR).

La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo si fonda su una semplice idea. Nonostante tutte le nostre differenze, gli esseri umani hanno molto in comune. Tutti abbiamo bisogno di determinate cose per vivere bene:

• cibo nutriente, riparo abitabile
• sicurezza della persona e della proprietà
• dignità, rispetto e trattamento equo
• partecipazione significativa e voce in capitolo
• sostegno alle famiglie perché possano vivere insieme
• opportunità per la realizzazione di sé nei principali settori di vita
• la libertà di dare un senso all’esperienza alla nostra maniera

Sotto la UDHR, la promozione dei diritti umani è un obbligo universale  non delegabile. Ovunque ognuno è responsabile per la propria parte. I popoli del mondo hanno capito che i requisiti fondamentali per la dignità umana devono essere accessibili a tutti. Senza tale accesso, né gli individui, né la famiglia umana nel suo complesso, ne avrà beneficio.
Ne consegue la teoria del conflitto umano. Sotto la UDHR, il conflitto nasce quando i bisogni umani sono in competizione. Si intensifica con il tempo, se solo alcuni di noi hanno accesso a quello di cui tutti noi abbiamo bisogno.
Rinchiudere qualcuno o somministrargli psicofarmaci in modo preventivo e contro la sua volontà, è un pesante conflitto umano. Per affrontare questi problemi in modo significativo, il Modello di Giustizia Sociale ci consiglia di compiere un passo indietro. Quelli che stiamo temendo (malati, disordinati, inaffidabili) possono essere messaggeri, non pazzi. Invece di privilegiare il nostro punto di vista, ecco cosa succederebbe se provassimo a vedere il mondo attraverso gli occhi dell'altro:
• È possibile che la loro esperienza possa non essere così insensata come sembra?
• È possibile considerarli come l’espressione di una storia di danni sociali, anziché decidere di infliggerne di nuovi, in modo arbitrario?
Prima che cancelliate subito queste domande, considerate quanto segue:
Se le nazioni del mondo hanno potuto adottare queste attitudini all'indomani di Hilter, dei campi di concentramento, dei piloti kamikaze e di quelli che hanno fatto esplodere bombe atomiche, allora perché non per i moderni problemi di sicurezza pubblica?

Supporto per il Modello Sociale della Giustizia

Quasi 70 anni fa, le Nazioni Unite hanno previsto il seguente (Preambolo DUDU):
1.     Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.
2.    Un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo, e della libertà dal timore e dal bisogno, e che questo sia all’ordine del giorno.
3.    E’ essenziale che l’uomo non debba essere costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione; quindi i diritti umani devono essere protetti da norme giuridiche.
4. Il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani, portano ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità.

Ora considerate questo:

1. La ricerca degli impatti sulla salute pubblica e comportamentale

E’ stato stimato che il novanta (90!) per cento degli utenti del sistema pubblico di salute mentale siano “sopravvissuti al trauma”. Ci siamo sviluppati senza un accesso affidabile alle stesse esigenze di base, che le Nazioni Unite hanno riconosciuto come essenziali oltre sei decenni fa.
Lo stesso vale per gli altri gruppi cosiddetti “problematici” nella nostra società. Sì, anche il novanta (90!) per cento o più di noi che usano sostanze, che hanno a che fare con la giustizia penale e che sono senzatetto, è “sopravvissuto al trauma”.
Non si tratta solo di esigenze individuali, ma anche di esigenze della famiglia e di esigenze dell’intera comunità. Questi problemi riguardano tutti, nella società in cui si trovano.

Non ci credete? Verificate quanto segue:

• Associazione Nazionale del Programma sulla Salute Mentale dei Direttori dello Stato (NASMHPD), Le Conseguenze Dannose di Violenza e Trauma: Fatti, punti di discussione e raccomandazioni per il Sistema della Salute Comportamentale (2004). Rapporto completo qui.
• Consiglio Nazionale per la Salute Comportamentale (Rompiamo il Silenzio: Servizio Sanitario sul Comportamento informato del Trauma (2011) la pubblicazione completa qui.
• Nadine Harris, MD, Come il Trauma Infantile influisce sulla Salute Attraverso il corso della Vita (TED Talk qui)
• Abuso di Sostanze e Amministrazione della Salute Mentale, Il Concetto di Trauma e Guida per un Approccio informato del Trauma di SAMHSA (2014). Proposta completa qui.
• La Scuola di Vita, Sanità della Pazzia (2016/01/18). Video completo qui.
Eppure, nonostante tutta l’ostentazione circa la necessità per una “cura dei traumi informata”, ci sono state poche risposte sistemiche ai bisogni umani fondamentali. Altrettanto preoccupante, è diventato il coinvolgimento del sistema sanitario sul comportamento, che per molti è fonte indipendente ed esacerbante di danni. I risultati parlano da soli.

2. Enorme potere interpretativo

Oltre ai dati di salute pubblica, il Modello di Giustizia Sociale ha un enorme potere interpretativo, che offre un modo semplice per dare un senso all’esperienza (questo saggio), così come modi coerenti per rispondere (in un saggio futuro) che potrebbero essere facilmente confermati - o smentiti - dalla ricerca (in un saggio futuro).
Il paradigma di base è il seguente:
1.     Le risorse sono apparentemente scarse
2.     Le persone hanno bisogni fondamentali
3.     Essi vedono una minaccia o un’opportunità
4.  Questo scatena una risposta di “alta posta in gioco” (di sopravvivenza)
5.     Si verificano effetti fisici, mentali e sociali prevedibili.
La teoria di cui sopra si basa su un lavoro che è già stato fatto. Per quanto riguarda l’ambito del trauma, la risposta umana di sopravvivenza (lotta, fuga, blocco) ed i suoi effetti, sono ampiamente conosciuti. Vedi, per esempio, Il corpo accusa il colpo, ‘The Body Keeps Score di Bessel van der Kolk. Come si è visto, è possibile modificare la stessa teoria per dare un senso a una vasta gamma di esperienze umane, che generano preoccupazioni nell’opinione pubblica.

3. La risposta “normale”, quando la posta in gioco è alta

Ai nostri fini, consideriamo due sistemi nervosi fondamentali:
(1) “Tutto-va-bene” (parasimpatico) per le routine quotidiane. Questo comprende cose come mangiare, dormire, rilassarsi, uscire, fare sesso, chiacchierare, gli hobby, affaccendarsi ...
e
(2) “Posta-in-gioco-alta” (simpatico/”risposta di sopravvivenza”/ lotta-fuga-bloccarsi) per risposte quando la posta in gioco è alta. Questa è la reazione “muovi il culo”, che prende il sopravvento quando si avverte qualcosa come un grande problema.
Le alte poste in gioco possono essere coinvolte in tutti i tipi di questioni. Questo comprende sia le criticità che le opportunità. Il fattore critico è che (dal punto di vista della persona) la posta in gioco è alta. Qui di seguito alcuni esempi di cose che possono scatenare, dal mio punto di vista, la risposta di alta posta in gioco:
• Scoprire nuove possibilità, nuove notizie, venti dollari o il mio gatto in mezzo alla strada
• Fare test, esami, la migliore ciambella o trarre vantaggio da qualcun altro
• Segnare un punto, fare un contratto, un affare, una vittoria o un’eccellenza
• Essere pagati, preparati, gridare, essere spennati, esclusi, aggrediti o fermati dalla polizia
• Andare ai primi appuntamenti, fare avventure, colloqui di lavoro o escandescenze personali
• Realizzazione sul lavoro, nello sport, in un college, durante le udienze pubbliche o gli esami psichiatrici
• Resistere alle tentazioni, alla pressione dei pari, a un arresto, alla detenzione o all’opinione di un medico.
Basti dire che la definizione di “alta posta in gioco” è una questione personale. Dipende da ciò che avete vissuto o di cui venite a conoscenza. Così, l’”alta posta in gioco” di una persona, potrebbe anche non registrarsi sul radar di un altro.

4. Spiegare risposte intense o estreme

Per scoprire la relatività, Einstein ha dovuto assumere il punto di vista degli atomi. Per vedere il valore delle risposte di un’“alta posta in gioco”, dobbiamo sperimentare ciò che sta accadendo dal punto di vista dell’”alta posta in gioco”.
Quando la posta in gioco sembra alta, gli esseri umani sono condizionati a rispondere in uno di questi tre modi: lotta, fuga o blocco.
•    “Lotta”: segue le minacce e le opportunità. Li affronta o li elimina.
•    “Volo”: evita le minacce e le opportunità. E si allontana (piste, pelli) il più velocemente possibile
•    “Blocco”: si nasconde stando in bella vista. Apparentemente non mostra alcuna reazione (che de facto scompare), dando agli altri niente da notare o da cercare.
Nonostante i loro nomi dal suono chiaro, la lotta, il volo e il blocco non sono forme fisse di espressione. Sono tendenze indicative che possono verificarsi in molte dimensioni della vita. Questo permette di ottimizzare, per i valori di sopravvivenza, esperienze passate e comportamenti famigliari ('provato e vero'). Ecco alcuni modi che esprimevo io con l’attacco-fuga-blocco, quando ritenevo che la posta in gioco fosse alta:
________________________________________
Dimensioni di attacco-fuga-blocco
• Fisico
o lotta: colpire, urlare, bestemmiare, dire a qualcuno “fuori!”, rompere cose
o volo: lasciare la stanza, non presentarsi, fuggire via, tagliare, cercare di uccidermi
o blocco: rimanere impassibili, nascondersi a letto
• Emozionale
o lotta: infuriarsi, odiare, invidiare, bramare
o volo: evitare, farsi piccoli, avere paura, essere indifferenti al cibo, droghe, sesso, spendere, computer, giochi
o blocco: rimanere impassibili, rendersi insensibili
• Sociale
o lotta: attaccare verbalmente, ridicolizzare, incolpare altri, lamentarsi, mettersi in salvo
o volo: obbedire, chiedere l’elemosina, adulare, scusarsi, tornare sui propri passi, incolparsi, interesse romantico compensativo
o blocco: non dire niente, stare al gioco, andare con il flusso, il ritirarsi
• Intellettuale
o lotta: discutere, pianificare, tramare, tormentare, raggirare
o volo: distrarre, fantasticare
o blocco: dimenticare, dileguarsi
• Spirituale/esistenziale
o soprattutto lotta: pregare, ricercare visioni, ricercare di segni, esplorare energie, diventare una divinità
o soprattutto volo: negoziare con Dio, cercare di essere una brava persona, desiderare di essere morta
o blocco: perdere tempo/consapevolezza/coscienza
(Si prega di notare: a seconda del contesto e l'intento di fondo, la stessa risposta può andare bene in più categorie.)
L’ampia variabilità di risposte ad “alta posta in gioco” è una risorsa straordinaria per la nostra specie. Assicura che le persone rispondano in molti modi diversi, ricchi e creativi. Quando un’intera comunità si trova ad affrontare una minaccia, viene favorita la resilienza e la sopravvivenza globale. Se noi tutti rispondessimo allo stesso modo al pericolo o alle opportunità, una sola minaccia (predatore, malattia, disastro) potrebbe annientarci. Abbiamo bisogno degli estremi che le persone mettono in atto quando sono sotto stress, per salvaguardare la sopravvivenza del gruppo.
D’altra parte, quando le poste in gioco sono apparentemente individuali, la virtù della diversità può essere oscurata. Dal momento che solo una persona sta reagendo, ciò può sembrare piuttosto strano per tutti gli altri. Immaginate Beatlemania, ma che solo tu puoi vedere i Beatles. Qui trovate elementi visivi, se ne avete bisogno (con un piccolo aiuto del mio amico, JH).
È anche interessante notare, che vi è un effetto di risposta “dosata”. In altre parole, maggiore è la posta in gioco, più a lungo sono stata in quello stato d’animo, più intense o estreme tenderanno a essere le mie risposte. Nel corso del tempo, questo è diventato un buon modo per me o altri, per valutare quanto per me siano importanti le esigenze coinvolte. Per esempio, se le cose sembrano relativamente gestibili, le mie risposte tenderanno ad essere gestibili - sia per me che per altri. D’altra parte, se non riesco a immaginarmi di vivere o di essere felice se le esigenze non sono soddisfatte, le mie risposte tenderanno a essere consequenziali.

  6. Sarah, stai dicendo che la nuova normalità è inadeguata?

Se state annuendo insieme a me su questo punto, vi ringrazio! D'altra parte, se vi sentite confusi o disgustati, non siete i soli. È chiaro, le mie esperienze violano le norme convenzionali che d’abitudine vengono viste come inaccettabili, disordinate o malate.
D’altra parte, come la stragrande maggioranza del mondo, magari considerate la mia vita da una prospettiva “tutto-va-bene”.  E, per vivere nel modo “tutto-va-bene”, le mie risposte non rientrano certo nella norma.
Ma questo è precisamente il questione che sto cercando di svolgere. Per gli utenti dei servizi per la salute comportamentale, tutto-va-bene non è la norma. Per gli utenti dei servizi per la salute comportamentale la norma è la violenza, la privazione, la povertà, l'ingiustizia e l’emarginazione. In altre parole, la posta in gioco è sempre alta. I problemi si accumulano uno sull’altro, quindi vanno ad aggravarsi in modo esponenziale. Raramente, se non mai, abbiamo pausa. Ci sentiamo come dovessimo costantemente difendere il nostro diritto di esistere. Nei termini della relazione dose-risposta, la dose è enorme. Quindi, prevedete una risposta abbastanza grande.
A partire dalla mia esperienza, nonostante abbia passato una vita nel tentativo di imparare a farlo in modo diverso, questo è ciò che continua a succedermi. Ma non prendete semplicemente per buona la mia parola. Ecco Sabrina Benaim di 18 anni, “Spiegare la mia depressione a mia madre”.
E prima di dire, smettete di trovare scuse e prendete un po’ di responsabilità, considerate quanto segue (a parte i 20 anni di terapia, migliaia di dollari spesi, oltre 20 farmaci provati, studiato questa roba a livello di dottorato, dedicando il mio la vita a cercare di capirla):
C’è una buona ragione perché le risposte ad alta posta in gioco siano difficili da fare cessare: Qualsiasi essere umano cosciente, basato sulla realtà, dovrebbe essere disturbato da condizioni di alta posta in gioco. In pratica, la risposta ad alta posta in gioco è un messaggio. È come quando bruciate le mano sopra una stufa bollente. La sensazione intensa (dolore) vi dice di togliere la mano. Questo impedisce ulteriori danni. Se invece razionalizzate solo questa sensazione o la anestetizzate, vi ritroverete con un dolore indicibile. (Abbiamo le cicatrici per provarlo.)
Altrettanto importante è il fatto, non è un caso in cui le risposte ad alta posta in gioco siano “inappropriate “ o allarmanti. Ciò è stato progettato dalla natura, e questo serve a un duplice scopo:
1.   Predatori / concorrenti non sono in grado di anticipare o pianificare per quello che faremo.
2.     Altri, che hanno buone intenzioni sapranno che qualcosa non va.
Quindi, mentre è fuori dubbio che risposte di alta posta in gioco allarmano e confondono gli altri, questo succede perché hanno un valore di sopravvivenza reale.
Questo mette in evidenza l’inutilità di cercare di classificare i cosiddetti “disturbi mentali” in una popolazione ad alta posta in gioco. Lo scopo delle nostre risposte è quello di sfidare ogni spiegazione. Gli estranei non dovrebbero sapere cosa sta succedendo. Si tratta di un plus, non di un minus, quando i potenziali predatori non sono d'accordo.
La stessa funzione di sopravvivenza spiega anche il motivo per cui gli osservatori trovano queste risposte così angoscianti. Si pensa che risposte ad alta posta in gioco debbano causare allarme. Questo spaventa gli estranei e allerta coloro che sono vicini a noi, che non tutto va bene. Se la società avesse lavorato come natura vuole, il risultato sarebbe grande. Gli opportunisti sono scoraggiati. Gli alleati si precipitano in vostro aiuto. I veri amici rimangono nei paraggi e cercano di trovare un modo per aiutarvi.
Questo è anche un messaggio per aspiranti assistenti. Lo strumento di valutazione è integrato direttamente nel sistema dell’alta-posta-in-gioco. Le regole sono piuttosto chiare se sapete cosa cercare:
________________________________________
High Stakes Rule #1: When something makes it worse, the stakes go up, and responses get increasingly extreme.
Regola dell’Alta Posta In Gioco # 1: Quando qualcosa la rende peggiore, la posta in gioco sale, e le risposte diventano sempre più estreme.
High Stakes Rule #2: When something makes it better, the stakes go down and all-is-well eases in over time.
Regola dell’Alta Posta In Gioco # 2: Quando qualcosa la rende migliore, la posta in gioco scende e il “tutto-va-bene” nel corso del tempo diventa facile.
________________________________________

In altre parole, i cosiddetti “vaneggiamenti dei matti” sono in realtà “razionali” dal punto di vista dell’alta-posta-in-gioco. Essi spaventano gli opportunisti, attirano gli alleati disponibili e estirpano aspiranti aiutanti che non aiutano. Se non viene trovato nessun aiuto, ci tengono vivi e liberi di continuare a cercare.
Da questo punto di vista, forse ora potete apprezzare la violenza – l’attuale torture dell’anima - di costringere i sopravvissuti a presentarsi come se “tutto andasse bene”. Questo non solo ci fa dimenticare ciò che abbiamo vissuto, ma ci toglie ciò che spesso è l’unico mezzo che abbiamo per comunicare il nostro dolore alla cultura in generale.
Suffice it to say, given the state of the world today, you should find us painful to be around.  You should find it difficult if asked to bear witness. That is what puts your hand on the stove burning with ours. That is what motivates you – everyone – to look for the source of the burning.  That is what makes it possible for human beings, in the spirit of Einstein — to get curious about the little guy, wonder what it is like to feel that small and discover a whole new reality outside of ordinary vision.
Basti dire, dato lo stato del mondo di oggi, che dovete percepire come doloroso il nostro stare in giro. Deve essere difficile per voi testimoniare, quando ve lo si chiede. Questo è ciò che mette la vostra mano sulla stufa che brucia con la nostra. Questo è ciò che vi motiva - tutti - a cercare la fonte della combustione. Questo è ciò che rende agli esseri umani possibile, nello spirito di Einstein, di incuriosirsi per il piccolo ragazzo, di chiedersi cosa si prova a sentirsi quel piccolo e scoprire una nuova realtà tutta al di fuori della visione ordinaria.
Con il senno di poi, che ne dite se cercassimo anche una migliore fonte di energia per alimentare i rapporti umani? Invece di frammentare i contestatori o livellare la resistenza, cosa ne dite se in questo periodo ci attenessimo all’immaginazione e all’empatia e imparassimo a creare una fusione praticabile e onesta?

Riferimenti:
(1) Caplan, PJ (1995), They Say You’re Crazy: How The World’s Most Powerful Psychiatrists Decide Who’s Normal, (Perseus Books: http://www.aw.com/gb).
(2)Whitaker, RH (2010), Anatomy of an Epidemic, New York: Random House.

Traduzione a cura di Erveda Sansi

Nessun commento:

Posta un commento