A sinistra Giorgio Antonucci, seconda da destra Dacia Maraini. |
La riforma della psichiatria italiana tra
mito e realtà, in considerazione di tre protagonisti principali: Giorgio
Antonucci, Franco Basaglia e Edelweiss Cotti
di Erveda Sansi 8 ottobre 2017
di Erveda Sansi 8 ottobre 2017
Grazie innanzitutto a chi mi ha
invitato a questo interessante convegno della Bpe (Bundes Psychiatrie Erfahrene
- Organizzazione tedesca di persone con esperienza nella psichiatria).
Per meglio illustrare la
situazione della psichiatria italiana, vorrei innanzitutto dire qualcosa sul
suo contesto.
Quando protesto per la situazione
deplorevole della psichiatria italiana ci si meraviglia, soprattutto
all’estero, ma anche in Italia. Infatti è comune pensare che in Italia non
esistano più le istituzioni psichiatriche, che i TSO (Trattamento Sanitario
Obbligatorio) siano stati aboliti, e che l’elettroshock e la contenzione
meccanica appartengano al passato. Purtroppo non è così.
Negli anni ‘60 persone illuminate
volevano sottoporre a una riforma la psichiatria italiana. Franco Basaglia è
stato il primo, a livello mondiale, a sostenere che le istituzioni psichiatriche
dovevano essere finalmente distrutte perché la reclusione, la contenzione e
l’elettroshock non potevano essere terapeutici, e ha
iniziato a mettere in pratica il loro
smantellamento.
Nel 1961 aveva assunto la
direzione della Clinica Psichiatrica di Gorizia, dopo essersi dimesso
dalla docenza di psichiatria
dell’Università di Padova. Diceva che le teorie insegnate erano sbagliate e che
non avevano nulla a che fare con lo stato delle persone ricoverate negli
ospedali psichiatrici [1].
A Gorizia, all’interno
dell’ospedale, cominciava ad applicare nuove regole organizzative e
comunicative, rifiutando categoricamente qualsiasi tipo di contenzione
meccanica e le cosiddette terapie da shock, e cominciando a prestare
particolare attenzione alle condizioni di vita e alle esigenze degli internati.
Durante le assemblee generali e di reparto da lui introdotte, ognuno aveva il
diritto di parlare: il personale, gli internati e anche gli studenti e i
giornalisti che si trovavano lì in quel momento. La vita comunitaria
dell’istituzione veniva arricchita da feste, escursioni e laboratori artistici.
Le porte di reparto e i cancelli d’ingresso della clinica furono aperte.
Nel 69‘ Franco Basaglia aveva
invitato Giorgio Antonucci a lavorare con lui a Gorizia. Antonucci aveva già
iniziato nei primi anni sessanta ad impedire i trattamenti sanitari
obbligatori, all’inizio a Firenze come medico di base[2].
Già allora era in contatto con Basaglia. Antonucci riferisce che Gorizia era
una realtà complessa, perché all’interno della stessa istituzione erano
rappresentate diverse posizioni: l’elettroshock, per esempio, era stato abolito
solo per gli uomini, ma veniva ancora somministrato alle donne, non solo dai medici
tradizionali, ma anche dai cosiddetti psichiatri democratici, come Giovanni
Jervis.[3] Alla fine degli anni ‘60, Antonucci e Basaglia lasciano
Gorizia, a causa di divergenze di opinione con l’amministrazione. Dal
1970 al 1971 Basaglia ha assume la direzione
del manicomio di Colorno (Parma) e Antonucci dal 1970 al 1972 dirige il Centro di Igiene
Mentale di Castelnovo ne’Monti (Reggio nell'Emilia),
dove continua ad impedire i trattamenti sanitari obbligatori e ad aiutare le
persone a risolvere i propri problemi mediante il dialogo.
Negli anni ‘60 e ’70 i movimenti
degli studenti e dei lavoratori erano combattivi.
Vollero vedere con i propri occhi come gli internati vivevano nei manicomi; e
dopo aver visto le loro condizioni orribili, premettero sull’amministrazione
affinché chiudessero quelle istituzioni.
Nella primavera del 1969 un gruppo di studenti e
lavoratori aveva occupato per 35 giorni l’Istituto Psichiatrico di Colorno, e
alcuni partiti e sindacati dichiararono la loro solidarietà agli occupanti e ai
manifestanti. In alcune istituzioni si tennero assemblee generali e di reparto,
alle quali parteciparono anche gli internati, e veniva prodotto materiale
culturale.
Nel novembre del 1970, un gruppo
di cittadini, insieme a un parlamentare e Giorgio Antonucci vollero visitare il
manicomio di San Lazzaro di Reggio Emilia, e nonostante i tentativi da parte
del direttore e degli psichiatri di bloccare loro l’accesso, riuscirono
finalmente a entrare e vedere le condizioni miserabili dei ricoverati, per
poterne dare testimonianza e renderle di pubblico dominio.
Antonucci racconta [4] di come Basaglia si era espresso in
un’intervista televisiva: “//Anche se in futuro continueranno ad esserci
le cliniche chiuse e i manicomi, questo non è l’essenziale. L’essenziale è che
noi abbiamo dimostrato che si può fare diversamente/ Questo vale anche per me.
Possono fare quello che vogliono, però ormai non è più come prima, quando si
pensava che non si potesse fare diversamente. Ora si sa che c’è un altro modo
di affrontare la questione: con la libertà invece che con la costrizione. Quello
che ha fatto Basaglia indica prima di tutto un altro modo di affrontare il
problema, e poi che il vecchio modo era basato su premesse teoriche sbagliate. Di
Basaglia ora si parla soltanto per dire cose che non c’entrano nulla, non tanto
con quello che diceva, ma con quello che
faceva. A me non interessa tanto – e ragiono come lui – quello che lui
diceva, se era d’accordo o meno con la negazione della malattia mentale, non è
questo l’importante. L’importante è che lui entra in un manicomio dove le
persone erano in camicia di forza e in cella, apre le porte, toglie le camicie
di forza e fa l’assemblea con i ricoverati. Mi ricordo che un ricoverato in
un’assemblea – ero anch’io presente – gli disse: //E’ evidente che se lei sta
qui a discutere con noi, lei non pensa che noi siamo dei malati di mente, se no
perderebbe tempo//”.
Nel
1968 Antonucci inizia a lavorare insieme a Edelweiss Cotti a Cividale del
Friuli, in un reparto aperto di un ospedale civile: la prima alternativa
italiana ai manicomi. Basaglia aveva informato Cotti che il nuovo reparto
neurologico dell’ospedale civile a Cividale del Friuli, era adatto per essere
utilizzato come alternativa al manicomio. Il reparto è stato chiamato Centro
di relazioni umane. Edelweiss Cotti era stato professore di psichiatria, ma
aveva rinunciato al suo insegnamento, con la motivazione che la psichiatria
insegnata all’università non corrisponde a realtà. Decise di lasciare
momentaneamente Bologna, dove “aveva iniziato lo smantellamento di un
padiglione manicomiale”[5] e
di andare a Cividale, per continuare la pratica di questa nuova esperienza.
Cotti è meno noto di Antonucci e Basaglia perché ha lasciato poche
testimonianze scritte, ma in Italia è stato uno dei primi che ha cercato di
cambiare la situazione, affermando che la malattia mentale non è una malattia.
Aveva cominciato a dialogare e comunicare con gli internati, per ridare loro la
vita civile. Dato che Antonucci era già conosciuto per il suo impegno nell’
impedire i ricoveri coatti, Cotti gli chiese di andare con lui a Cividale. La
stessa proposta fu poi fatta a Leopoldo Tesi, un medico che aveva lavorato a
Gorizia con Basaglia.
Antonucci
racconta come il metodo cambiò: “Per esempio a Cividale del Friuli c’era una
ragazza che quando era in crisi batteva la testa contro il muro e allora
cercavo di impedirglielo senza l’utilizzo della forza, semplicemente ponendo
qualcosa tra lei e il muro. E poi una volta, siccome noi due polemizzavamo
quando si faceva male perché io le dicevo che mi sembrava che potesse esprimere
le stesse cose in un altro modo, mi misi a battere la testa anch’io, così lei
smise immediatamente e riprendemmo la discussione”[6].
“Impostammo
insieme il lavoro a Cividale secondo i nostri criteri: le persone si
rivolgevano a noi soltanto volontariamente, non erano invitate ad assumere
farmaci di nessun tipo, non erano contenute da camicie di forza ed erano anzi
tutte libere di muoversi in giro per la città”[7].
“Era un luogo aperto, dove
entravano e uscivano quando volevano, notte e giorno. Venivano volontariamente,
non erano sottoposti a psicofarmaci, erano considerati alla pari, come persone
che avevano dei problemi da risolvere. Perciò lo abbiamo chiamato Centro di
relazioni umane [8]„.
“Poi ci
furono complicazioni. Il nostro lavoro in realtà andava benissimo, eravamo in
rapporto con le persone, con i parenti, con i cittadini, con le istituzioni
esterne. Il lavoro andava benissimo, però siccome le nostre persone erano
sempre in giro per Cividale del Friuli, il sindaco, anche se non era successo
niente di negativo, si insospettì, si rivolse al governo e fummo mandati via
con la forza perché ci rifiutammo di andar via lasciando i nostri pazienti“[9] .
I libri
di Basaglia “Crimini di pace”, “L’istituzione negata” “Che
cos‘è la psichiatria?” avevano trovato attenzione di pubblico ed erano
stati tradotti in varie lingue, anche in tedesco. Basaglia e il suo lavoro sono
diventati famosi, e lui veniva invitato sia in Italia che all’estero.
Uno dei motti di Franco Basaglia
era: “Nessuna forma di istituzionalizzazione può aiutare i malati a ritrovarsi.
La psichiatria deve distruggere quello che per due secoli è stata la sua base:
il manicomio». Giorgio Antonucci invece parte dal presupposto che la
psichiatria e soprattutto il pregiudizio psichiatrico, devono essere aboliti,
che pensare diversamente dalla norma non è una malattia e che si può aiutare una
persona che è in difficoltà a risolvere i propri problemi con il dialogo. In
questo modo, in oltre 30 anni di attività, ha sempre evitato qualsiasi
trattamento sanitario obbligatorio e ha rifiutato di utilizzare qualsiasi
metodo coercitivo, inclusa la somministrazione coercitiva di psicofarmaci. Scrive:
“Il primo atto della psichiatria consiste nello svuotare di senso ciò che la
persona dice o fa, svuotando in tal modo di senso la persona stessa. Solo
successivamente viene fatto il resto. Il danno maggiore alla persona non viene
arrecato tanto dal manicomio, o dalla clinica psichiatrica, o dai reparti degli
ospedali (SPDC) dove finiscono adesso le persone, il danno viene prima ed è
generato dal potere che alcuni esseri umani si prendono, di svuotare di senso
la vita degli altri. Nel momento in cui una persona qualunque viene giudicata
malata di mente da uno psichiatra, tutto quello che dice o che pensa non ha più
alcun significato.[10]…Togliendo
il significato al pensiero la psichiatria toglie anche la responsabilità alle
persone, annullandole. L’uomo privato della produzione di senso e
dell’attribuzione di responsabilità non esiste più”[11].
A partire dal 1972 Basaglia
prende la direzione dell’istituto psichiatrico di Trieste. A novembre 1979
lascia Trieste a causa di divergenze di opinioni con dei collaboratori e si
trasferisce a Roma, dove lavora come
coordinatore dei servizi psichiatrici della Regione Lazio, e purtroppo muore a
ottobre del 1980,
Edelweiss
Cotti, che era diventato direttore all’Ospedale Psichiatrico di Imola, chiede
ad Antonucci di continuare lo smantellamento dei
padiglioni manicomiali. Dal 1973 al 1996 Giorgio Antonucci lavora a Imola nelle cliniche psichiatriche
“Osservanza” e “Luigi Lolli”, e nei dipartimenti che dirige rimuove tutti i metodi
di contenzione. Amici artisti lo aiutano a dipingere le pareti e arredare i
locali rendendoli accoglienti. Studenti universitari di Bologna e dell’Aquila
vi organizzano serate musicali. Coloro che avevano una famiglia che ancora li
voleva, potevano tornare a casa. A coloro che volevano vivere da soli, veniva
messo a disposizione un appartamento. Quelli che non avevano nessuno o che
nessuno voleva, potevano rimanere nel reparto, che era diventato un reparto
autogestito. Ognuno aveva due chiavi, uno per l’ingresso principale, l’altro
per la propria stanza[12].
La legge 180 del 1978 è falsamente chiamata legge
Basaglia. È stata scritta in tutta fretta da Bruno Orsini, psichiatra e
deputato del Partito Democristiano. Il Partito Radicale Italiano aveva già raccolto
700.000 firme per introdurre un referendum che intendeva abolire gli articoli
della legge vigente concernenti il ricovero coatto e il trattamento sanitario
coercitivo[13].
La redazione della legge n. 833, che aveva lo scopo di riformare il sistema
sanitario italiano pubblico, e che aveva previsto anche la riforma delle
istituzioni psichiatriche, era quasi completata. Ma il rischio che gli articoli
di legge riguardanti il trattamento sanitario obbligatorio fossero
definitivamente rimossi, come chiedeva il referendum, era troppo grande, così lo psichiatra Orsini, che stava lavorando alla
legge 833 come segretario della Commissione parlamentare istitutiva del
Servizio Sanitario Nazionale, per impedire lo svolgimento del referendum,
scrisse velocemente la legge 180, che ora viene chiama legge Basaglia.
Ovviamente non ha niente a che fare con Basaglia, o meglio, non piaceva a
Basaglia. In un’intervista la cui registrazione si può reperire su Youtube,
Orsini dice che nella stesura di questa legge, le uniche difficoltà erano state
le discussioni con Basaglia, che non era d’accordo con gli articoli di legge
che prevedono il trattamento sanitario obbligatorio, e nemmeno con
l’istituzione dei reparti di psichiatria negli ospedali, perché voleva
l’abolizione dei ricoveri coercitivi [14].
Ma Orsini aveva altri punti di vista e nel giro di due mesi, a maggio del 1978,
la legge che consente il TSO ancora oggi, era già stata promulgata, mentre il
disegno di legge di riforma sanitaria 833, che contiene anche gli articoli che
regolano la psichiatria, è stato adottato nel mese di dicembre.
Roberto, dell’organizzazione di
auto-aiuto di utenti C.A.R.M. (Comitato Anti Ricovero Manicomiale) di Roma in
un’intervista degli anni ‘80 dice: “... se adesso ascolti un congresso di
Psichiatria Democratica, parlano solo dei propri problemi e interessi. Se
andate in un Centro di Salute Mentale (Cim), allora potete vederli parlare,
parlare, parlare, parlare. Ma non abbiamo mai incontrato un operatore dei
servizi psichiatrici che voleva parlare seriamente con noi o combattere insieme a noi. Beh, la verità è che gli
operatori dei servizi psichiatrici devono smettere di agire sostituendoci a
noi; devono invece lasciarci uno spazio libero e accettarci come siamo[15].
Nel 1978, 100.000 cittadini italiani erano rinchiusi in un
centinaio di manicomi. La nuova legge
decretò che nessuno avrebbe più dovuto essere recluso in queste
istituzioni, e sancì che i nuovi ricoveri dovessero essere fatti in reparti
ospedalieri speciali. La maggior parte di questi reparti vengono tenuti chiusi ancora oggi. Tuttavia,
il testo legislativo non diceva nulla circa le persone che vi erano ancora
recluse quando la legge era stata approvata. Alla fine del 1994, i detenuti
erano ridotti a 26.000, perché la maggior parte di essi erano ormai morti,
quasi nessuno era stato ripreso nelle famiglie o dai parenti, così che il
senatore Edo Ronchi aveva proposto un emendamento alla legge finanziaria, per
lo scioglimento di queste istituzioni dell’orrore entro la fine del 1996. Ancora
una volta ignorato, il termine è stato rinviato a fine 1999. I manicomi sono
stati finalmente chiusi perché troppo costosi per lo Stato, e perché le regioni
inadempienti avrebbero dovuto pagare una sanzione se non avessero rispettato
tale obbligo di legge. Negli anni ‘90, in queste istituzioni erano state fatte
diverse ispezioni lampo da parte di attivisti, parlamentari e giornalisti, che
avevano riscontrato condizioni pessime e
disumane. Nel 1996, i reclusi erano 11.516 in 62 manicomi pubblici e 4.752 in
quelli privati[16].
L'ultimo rapporto ufficiale della psichiatria italiana Rapporto
sulla salute mentale[17], informa che nel
2015 i trattamenti sanitari obbligatori sono stati 8.777, per un totale
di 100.271 ricoveri ospedalieri psichiatrici. Tuttavia, la maggior parte dei
ricoveri volontari dovrebbero essere annoverati tra quelli obbligatori, in
quanto è prassi comune che i pazienti psichiatrici volontari vengano minacciati
di trasformare il ricovero volontaria in ricovero obbligatorio, non appena
chiedono di esser dimessi. Al contrario, i trattamenti sanitari obbligatori si
trasformano in trattamenti “volontari”, subito dopo che il paziente è stato
portato in ospedale con la forza. Nelle statistiche non vengono contate le
ammissioni bensì le dimissioni.
Il trattamento sanitario obbligatorio secondo la legge dura
sette giorni, ma può essere rinnovato, solitamente fino a quando il paziente è
così zeppo e dipendente dagli psicofarmaci, che difficilmente è ancora in grado
di reagire. Poi viene trasferito in una comunità residenziale terapeutica, dove
a volte rimane per diversi anni, che a differenza delle vecchie e atroci
istituzioni manicomiali, sono gabbie dorate e pulite; ma la cosiddetta terapia
consiste normalmente unicamente nella somministrazione di psicofarmaci, quasi
sempre in depot, e a volte succede ancora che i pazienti vengano legati al
letto e maltrattati.
Con la chiusura degli ospedali psichiatrici c'è stata una
trasformazione che ha portato alla costruzione di una serie di piccole
strutture, incaricate della ricezione di pazienti
vecchi e nuovi. Si tratta di case famiglia, centri di salute mentale
(CSM), centri diurni, reparti ospedalieri, comunità terapeutiche, ecc., dove
continuano le etichettature di “malattia mentale” e i trattamenti sanitari
obbligatori.
Queste
comunità residenziali sono strutture private, pagate dal sistema sanitario
nazionale. A volte si tratta di un business con profitti elevati.
Il
paziente dopo la dimissione ospedaliera può tornare a casa, ma spesso solo dopo
la somministrazione di neurolettici depot, e viene costretto a sottoporsi
regolarmente all’iniezione. Se non partecipa volontariamente al trattamento
ambulatoriale, cioè all’iniezione depot, viene organizzato un ASO. ASO è
l’acronimo per Accertamento Sanitario Obbligatorio: la legge dice che un
medico, per determinare la salute di un paziente, può
ordinare un accertamento obbligatorio di salute. Questo può anche essere
urgente e dovrebbe essere fatto in 24/48 ore, o ordinario, ed effettuato
entro una settimana. Spesso, se il paziente non si assoggetta volontariamente
all’iniezione depot durante l’ASO, si arriva al trattamento sanitario
obbligatorio (TSO).
Inoltre
più del 50% delle persone sottoposte a TSO entrano in un ciclo ripetitivo a
breve o medio termine, per cui più della metà diventano pazienti psichiatrici a
vita. Il TSO è rimasto nella sostanza uguale all’inalterato internamento
manicomiale.
Da alcuni anni in Italia
osserviamo di nuovo un’istituzionalizzazione e, in generale, un peggioramento
con poche eccezioni. In alcuni reparti psichiatrici degli ospedali si
verificano molti eventi deplorevoli, dovuti al trattamento sanitario
obbligatorio e ai ricoveri coercitivi. In Italia, la stampa, la televisione e
la rete hanno riportato alcuni casi di morte, avvenuti dopo o durante i
trattamenti sanitari obbligatori (che significa che avvengono molti altri
"incidenti" di cui non veniamo a conoscenza).
Solo alcuni fatti di morte e di
abusi che si verificano durante o dopo i TSO sono stati divulgati dalla stampa
e resi di dominio pubblico dai comitati,
dagli gli amici e i famigliari che chiedono
giustizia. Come ad esempio nel caso di Franco Mastrogiovanni, del quale
si occupa il Comitato Mastrogiovanni, che organizza, insieme agli
amici e alla famiglia, molti eventi pubblici, tra cui anche processi penali;
allora i media ne parlano. Franco Mastrogiovanni, un insegnante amato dai suoi
scolari, è morto dopo un trattamento sanitario obbligatorio e dopo essere stato
legato al letto per ottantasette ore, senza cibo né acqua, e imbottito di
psicofarmaci. Costanza Quatriglio[18]
ne ha realizzato un documentario. Poiché in questo reparto erano state
installate le telecamere di sorveglianza, hanno registrato le 87 ore di tortura
e la successiva morte.
Secondo
la legge n. 180, il trattamento sanitario obbligatorio è possibile se si
rispettano le seguenti condizioni: 1) è necessario un trattamento medico
urgente per una persona con malattia mentale; 2) il trattamento viene rifiutato
dalla persona; 3) non è possibile prendere misure appropriate al di fuori
dell’ospedale. Il trattamento sanitario obbligatorio ha una durata massima di
sette giorni, ma può essere rinnovato ed esteso se viene ravvisata una
necessità clinica motivata. Per il trattamento sanitario obbligatorio e la conseguente
limitazione della libertà personale, il provvedimento deve essere firmata da
due medici, ed è richiesta una convalida amministrativa del sindaco, che deve
farlo pervenire entro 24/48 ore al giudice tutelare, che ha il potere di
rendere effettivo o meno, il TSO.
La
legislazione sul trattamento obbligatorio offre spazio sufficiente per
l’arbitrarietà ed è in netto contrasto con le norme in materia di diritti
umani, che mirano a proteggere le persone con disabilità dai trattamenti
inumani e degradanti. Per coloro che commettono un reato, si prevede che
l’autorità giudiziaria imponga sanzioni o misure restrittive, nell’ambito di
determinate norme procedurali specifiche. Ci occupiamo costantemente di persone
innocenti sottoposte a trattamento psichiatrico coercitivo, che non trovano più
una via d’uscita dall’istituzione psichiatrica.
“Devo confessare", confessò
una psichiatra, “che avere una essere umano in mio potere mi fa sentire una
sorta di brivido sadico”.
Bibliografia minima:
Giorgio Antonucci, I
pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria (prefazione di Thomas S.
Szasz), ed. Coop. Apache, 1986;
Giorgio Antonucci,
Il pregiudizio psichiatrico, Elèuthera, 1989;
Giorgio Antonucci,
La nave del paradiso, Spirali, 1990;
Giorgio Antonucci,
Critica al giudizio psichiatrico, Sensibili alle Foglie, 1994;
Giorgio Antonucci, Alessio Coppola, Il telefono viola. Contro i metodi della psichiatria, Elèuthera,
1995.
Giorgio Antonucci,
Pensieri sul suicidio, Elèuthera, 1996;
Giorgio Antonucci,
Il pregiudizio psichiatrico, Elèuthera, 1998;
Giorgio Antonucci,
Le lezioni della mia vita. La medicina, la psichiatria, le istituzioni,
Spirali, 1999;
Giorgio Antonucci, Diario
dal manicomio. Ricordi e pensieri, Spirali, 2006;
Giorgio Antonucci, “Intervento psichiatrico e TSO”, in La libertà sospesa, Fefè editore, Roma,
2012, pp. 125-136;(contributo di Giorgio Antonucci e Ruggero Chinaglia)
Dacia Maraini;
La grande festa. Milano, Rizzoli, 2011
Conversazione con
Giorgio Antonucci a cura di Erveda Sansi. Critical Book - I quaderni dei
saperi critici – Milano, S.p.A Leoncavallo, 2010;
http://www.ilcappellaiomatto.org/2015/08/conversazione-con-giorgio-antonucci.html;
*
Edelweiss Cotti, Roberto Vigevani, Contro la psichiatria,
La Nuova Italia ed., 1970;
Edelweiss Cotti, in Psicologia, psichiatria e rapporti di
potere, Editori Riuniti – Istituto Gramsci, 1971, p. 83 -88;
Un antipsichiatra: Edelweiss Cotti, Collettivo
Progetto Memoria, Progetto Memoria n. 15, 1994, https://www.carmillaonline.com/2003/09/05/un-antipsichiatra-edelweis-cotti/
*
Franco Basaglia (a cura di): L‘istituzione negata,
Einaudi, 1968;
Franco Basaglia (a cura di): Che cos‘è la psichiatria, Einaudi, 1973;
Franco Basaglia et al.: Crimini di pace, Einaudi, 1971;
*
Filmografia minima:
Alberto Cavallini,
Laura Mileto, Se mi ascolti e mi credi. Docu-film sulla vita di Giorgio
Antonucci, aggiornamenti sul docu-film e le relative iniziative: https://www.facebook.com/semiascoltiemicredi.docufilm/
Alberto Cavallini, Laura Mileto, Se mi ascolti e mi
credi. Docu-film sulla vita di Giorgio Antonucci, film integrale, http://www.raistoria.rai.it/articoli/se-mi-ascolti-mi-credi/38025/default.aspx
Interview / Intervista – Giorgio Antonucci by Saverio
Tommasi 1/8.flv; http://www.ilcappellaiomatto.org/2012/03/interview-giorgio-antonucci-by-saverio.html
La seconda ombra
(dt. „Der zweite Schatten“) Regie: Silvano Agosti, 2000,
Istituto Luce;
I giardini di Abele, regia di Sergio Zavoli,
https://www.youtube.com/watch?v=vpWbAwi95T0
La favola del serpente,
Pirkko Peltonen, https://www.yo
[1] Maurizio Costanzo intervista Franco Basaglia: https://www.youtube.com/watch?v=j_7yv5rTiQo,
ultima visualizz: 30/10/2017;
[2] Scarceranda –
Trent’anni di Legge 180 – a colloquio con Giorgio Antonucci e Maria
D’Oronzo: https://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net/2008/12/03/scarceranda-trentanni-di-legge-180-a-colloquio-con-giorgio-antonucci-e-maria-rosaria-doronzo/;
ultima visualizz: 30/09/2017
[3] Intervista a cura di: Ezio Catacchio (Associazione
“Altre Ragioni” - Bari) Francesco De Martino (Quotidiano di Bari) http://www.giannimassanzana.it/node/13;
ultima visualizz: 30/09/2017;
[4] “Giorgio Antonucci parla di Franco Basaglia ed il falso
della 180”: https://www.youtube.com/watch?v=DflmkXJn8sM, ultima visualizz.: 29/09/2017;
[5] Giorgio Antonucci, Critica
al giudizio psichiatrico, Sensibili alle foglie, p.47
[6] Intervista a Giorgio Antonucci su l’antipsichiatria di
Clarissa Brigidi: http://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net/2008/08/05/intervista-a-giorgio-antonucci-su-lantipsichiatria-tesi-di-laurea-di-clarissa-brigidi-in-filosofia-della-storia/,
ultima visualizz.: 29/09/2017;
[7] Moreno Paolon, in: “Psichiatria e potere – intervista
a Giorgio Antonucci”A Rivista Anarchica
anno 46 n. 408, giugno 2016 http://www.arivista.org/?nr=408&pag=88.htm,
ultima visualizz. 29/09/2017;
[8] Ibid.
[9] Giuseppe Gozzini, Esercizi di memoria – il ‘68
visto dal basso – sussidio didattico per chi non c’era, ed. Asterios, p.
259, https://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net/2008/12/21/giuseppe-gozzini-esercizi-di-memoria-il-68-visto-dal-basso-sussidio-didattico-per-chi-non-cera-ed-asterios/,
ultima visualizz. 25/09/2017;
[10] Giorgio Antonucci: Critica al giudizio psichiatrico
– Introduzione alla seconda edizione, Sensibili alle foglie, 2005, p. 12
[11] Ibid. p. 13
[12] Alberto Cavallini, Laura Mileto, Se
mi ascolti e mi credi. Docu-film sulla vita di Giorgio Antonucci,, http://www.raistoria.rai.it/articoli/se-mi-ascolti-mi-credi/38025/default.aspx, ultima visualizz, 25/09/2017;
[13] Josef Zehentbauer (a cura
di), Die Aulösung der Irrenhäuser
oder: die neue Psychiatrie in Italien, Zenit Verl., 1999, p. 272, (prima
ediz. 1983 in
Verlag der Arbeitsgruppe Psychologie München);
[14] Bruno Orsini - Come nacque la legge Basaglia: https://www.youtube.com/watch?v=Grkk8osV-24&t=1s
, ultima visualizz. 25/09/2017;
[15] Josef Zehentbauer (a cura di), op.cit.p.272
[16] Cfr. Roberto
Cestari, L’inganno psichiatrico, Lib&Res, 2012, I° ed. Sensibili
alle foglie, 1993;
[17] http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2550_allegato.pdf,
ultima visualizz. 30/09/2017;
[18] 87 ore official trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Qvlq-M9WGms,
ultima visualizz. 30/09/2017;
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