Medici e infermieri impuniti per la morte di Franco Mastrogiovanni
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A
meno di un mese dalle motivazioni della sentenza della Corte d’appello
del processo Mastrogiovanni, sul tavolo del procuratore generale di
Salerno arriva l’istanza da parte di Avvocati senza Frontiere, di
impugnare la sentenza d’appello che, condannando medici e infermieri per
la morte di Franco Mastrogiovanni, «gli ha garantito sostanziale
impuntità». E’ quanto messo nero su bianco dai legali della Onlus parte
civile nel processo sulla morte del maestro elementare di Castelnuovo
Cilento, avvenuta nel reparto psichiatrico di Vallo della Lucania il 4
agosto 2009 dopo 4 giorni di trattamento sanitario obbligatorio. La
sentenza della Corte d’Appello di Salerno, a inizi novembre 2016, ha condannato tutti i 18 indagati revocando però le misure interdittive e sospendendo le pene.
«I torturatori di Mastrogiovanni (primario, medici e infermieri),
possono tornare indisturbatamente ad esercitare la ‘professione medica e
paramedica’, grazie alla sentenza della Corte d’Appello di Salerno, che
pur riconoscendone la penale responsabilità, revoca le misure
interdittive, concede le attenuanti e sospende la pena, riducendo le
condanne al di sotto dei minimi edittali, rispetto a quelle già assai
miti inflitte in primo grado. – scrive la onlus Avvocati senza Frontiere
– Tutto può tornare come prima. E, a Vallo della Lucania, come in altri
ospedali, si continuerà a morire di ‘contenzione di comodo’: cioè,
legare i pazienti, non perché vanno ‘fuori di testa’ o per esigenze
terapeutiche, ma per mera comodità di medici ed infermieri, disumanità,
cinismo, assenza di controlli, carenza di personale, ma, principalmente,
certezza di impunità, come denunciato dallo stesso pm Francesco
Rotondo, che prima di venire trasferito a Salerno aveva fatto in tempo a
disporre il giudizio immediato degli imputati, chiedendo le misure
cautelari, oggi, incautamente revocate, sebbene la sentenza di primo
grado avesse interdetto per 5 anni tutti i medici dai pubblici uffici».
Ora, dunque, la decisione da parte di
Avvocati senza frontiere di chiedere il ricorso in Cassazione «affinchè
voglia provvedere ad impugnare la predetta decisione di secondo grado,
in modo da giungere ad un trattamento sanzionatorio ‘più rigoroso’ ed
adeguato alla gravità dei molteplici reati ascritti». «Abbiamo
pazientemente atteso il deposito della sentenza di appello per capire
più a fondo il senso, ove di senso si possa parlare, del dispositivo
pronunciato all’udienza del 15 novembre 2016. – dicono i legali – Ma,
ora, dopo aver valutato attentamente lo svolgimento dei primi due gradi
di giudizio, durati quasi 8 anni, come avevamo promesso, è nostro
precipuo dovere mettere a nudo i fatti e le responsabilità delle parti.
E, lo facciamo pubblicando la richiesta da noi trasmessa, lo scorso 5
aprile 2017, al pg di Salerno, quali parti civili, affinchè impugni in
cassazione la sentenza resa dalla Corte d’Appello penale di Salerno».
Chiedono «giuste condanne a medici e infermieri» e di «riaprire i
procedimenti archiviati sulle violenze subite da Mastrogiovanni, oltre
all’illegittimità del tso che lo ha portato alla morte».
Il maestro elementare di Castelnuovo
Cilento è morto dopo un tso e 87 ore di agonia nel reparto psichiatrico
dell’ospedale di Vallo della Lucania. Una vicenda inquietante. 87 ore
legato legato mani e piedi a un letto. La sua colpa? Aver fatto un bagno
senza vestiti in mare cantando strofe anarchiche. A disporre il tso era
stato l’allora sindaco di Pollica Angelo Vassallo, informato dai vigili
che Mastrogiovanni era entrato nell’isola pedonale con l’auto, aveva
fatto il bagno in mare senza vestiti e aveva cantato canzoni ritenute
anarchiche. A inchiodare i sanitari c’è il video delle 94 ore di agonia,
video che i familiari hanno reso pubblico attraverso il sito di
L’Espresso.
Di Marianna Vallone da giornaledelcilento.it
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