lunedì 3 ottobre 2016

Riaprire gli OPG?


Un emendamento approvato pochi giorni fa al senato rischia di riaprire la stagione degli ospedali psichiatrici giudiziari. È successo che la commissione giustizia, trattando il disegno di legge su «garanzie difensive, durata dei processi, finalità della pena», ha ripristinato – in poche righe – la vecchia normativa sui manicomi giudiziari. Dunque si dispone che nelle rems (le strutture regionali per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentiva) siano ricoverati, com’era negli opg, i detenuti con sopravvenuta infermità mentale e quelli in osservazione psichiatrica. E, come se non bastasse, si prevede di continuare l’invio di persone in misure di sicurezza provvisoria, anziché fermare un fenomeno che è cresciuto in modo preoccupante fino a provocare una saturazione dei posti nelle rems, a causa della non assimilazione della riforma da parte dei gip.

Se la norma fosse confermata dall’aula e dalla camera dei deputati, le conseguenze sarebbero disastrose, le rems non avrebbero più una funzione «residuale»: cioè destinata ai pochi casi in cui le misure di sicurezza alternative alla detenzione non sono assolutamente praticabili. Assumerebbero il ruolo di contenitore speciale per tutti i «folli rei», secondo la logica manicomiale del cosiddetto «binario parallelo» (c’è un binario per i sani e un binario speciale per i matti). Il rientro di queste persone (con sopravvenuta malattia mentale, in osservazione psichiatrica, ma anche in misura provvisoria per i reati più gravi) nel carcere, o comunque nel «normale» circuito delle misure alternative alla detenzione, era stato deciso proprio per ridimensionare il ruolo del «binario parallelo». Così invece, aumenteranno le persone inviate nelle rems: si moltiplicano i posti in strutture speciali solo per i malati di mente, riproducendo all’infinito la logica manicomiale.
La legge 81/2014, che ha disposto la chiusura degli opg e avviato il loro superamento, ha stabilito un obbiettivo chiaro: far prevalere misure non detentive per la cura e la riabilitazione delle persone malate di mente, con progetti individuali, potenziando i servizi nel territorio, a partire dai Dipartimenti di salute mentale. Rispondendo a due sentenze della Corte Costituzionale, la n. 253 del 2003 e la n. 367 del 2004, che si ispirano esplicitamente alla Riforma Basaglia. Ora tutto diventa più difficile.
Intendiamoci, l’emendamento ha intenzioni condivisibili e nasce da giuste preoccupazioni: garantire ai detenuti il diritto alla salute e alle cure, troppo spesso ostacolati o negati dalle condizioni vergognose di molte carceri. Ma la soluzione trovata è sbagliata. Non ci sono scorciatoie, bisogna potenziare le misure alternative alla detenzione e organizzare i programmi per la tutela della salute mentale in carcere, con le sezioni di Osservazione psichiatrica e le previste articolazioni psichiatriche. Qui il ritardo del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria è grave. Il caso più clamoroso è quello dei reclusi ex art. 148 cp a Reggio Emilia.
Ora ci aspettiamo un intervento deciso del governo per rimuovere quanto l’emendamento ha disposto, e riprendere il già difficile percorso di superamento degli opg, a partire dalla chiusura di quelli rimasti aperti: Montelupo Fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto.
Questa vicenda svela ancora una volta che la questione del «binario parallelo», all’origine degli opg e delle stesse rems, deve essere affrontata e risolta. Per noi bisogna abolirlo, modificando il codice penale. Immediatamente il ministro Orlando deve prendere in considerazione le proposte degli stati generali sulle misure di sicurezza.
Ancora una volta torna in gioco l’attualità della nostra Costituzione, l’equilibrio fra responsabilità e diritti.

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