domenica 28 febbraio 2016

Contesto e argomenti cardine - Campagna per il divieto assoluto del TSO- CRPD


TO DEAD OF CLASS - ITALY 1968
Carla Cerati, fotografa nei manicomi italiani. Nel 1969 esce il libro "Morire di classe" (Einaudi 1969).

Campagna a sostegno della CRPD (Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità) in materia di divieto assoluto di  Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) e internamento – Contesto e argomenti cardine

• La CRPD sposta  i termini del dibattito sul trattamento sanitario obbligatorio e l'internamento, in quanto ne stabilisce il divieto assoluto su base internazionale.
• La CRPD è direttamente vincolante per la stragrande maggioranza dei paesi (ratificata da 162 su 192 stati membri delle Nazioni Unite). In alcuni paesi ha maggior peso della legge nazionale ed è vincolante nei processi.  88 paesi hanno anche  ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, che autorizza il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità a prendere in carico casi individuali. Ed è grazie a questi potenti meccanismi e alla continua collaborazione tra CRPD e stati membri a livello nazionale e internazionale, che i governi locali  vengono sollecitati a rispettare il divieto assoluto del TSO e dell'internamento, attraverso l’abrogazione di  leggi relative alla salute mentale, nella garanzia che nessuno venga  trattenuto all’interno di una  struttura psichiatrica o sottoposto a trattamento sanitario contro la sua volontà.
Inoltre, sebbene ci siano divergenze di opinione tra gli organismi delle Nazioni Unite che hanno ratificano il trattato (alcuni adottano gli standard della CRPD altri no), il Gruppo di Lavoro sulla Detenzione Arbitraria (WGAD), organismo  indipendente che si occupa di diritti umani, si è allineato agli  standard della CRPD in materia divieto assoluto del trattamento sanitario obbligatorio (TSO) e dell'internamento. Ciò significa che, secondo il WGAD, tutti i paesi sono vincolati dalle stesse norme, compresi quelli, come gli Stati Uniti, che non hanno ratificato la Convenzione.
• La CRPD garantisce alla persona libertà di scelta, indipendentemente dalla limitazione o meno della propria capacità decisionale. Ciò costituisce forte garanzia di fronte al diritto di rifiutare qualsiasi trattamento o intervento psichiatrico non richiesto, dal momento che il principio giuridico su cui si fonda il trattamento sanitario obbligatorio (TSO), è quello di ritenere la persona non in grado di prendere le proprie decisioni. I governi hanno anche il dovere di garantire supporto alle persone nel loro processo decisionale individuale in rapporto  ai servizi disponibili, in particolare quelli relativi ad approcci alternativi. Tale supporto sarà sempre concordato con il soggetto interessato.
• La CRPD vieta l’internamento (TSO) presso strutture psichiatriche sia in seguito a mera diagnosi, sia nel caso che, in aggiunta, la persona sia ritenuta “pericolosa per se o per gli altri” o  “necessiti di cure”. Come sottolineato dal Comitato per i diritti delle persone con disabilità e da altri organismi, verranno scartate in fase preliminare tutte quelle proposte che consentirebbero la privazione della libertà, e quindi l’internamento, che si basano esclusivamente sullo status di  disabilità.
La psichiatria istituzionale, che inizialmente è “stata a guardare” e non ha partecipato attivamente alle fasi del procedimento, ha cominciato a reagire man mano che è apparso chiaro che le Nazioni Unite avrebbero fortemente sostenuto il divieto assoluto del trattamento sanitario obbligatorio.

L'APA (American Psychiatric Association) e il WPA (World Psychiatric Association), hanno scritto una lettera, per contestare il divieto assoluto del TSO richiesto dal Relatore speciale ONU sulla tortura Juan Méndez, e purtroppo Méndez ha ritrattato; la sua posizione era incoerente anche per quanto concerne il divieto del TSO.
Recentemente, sette psichiatri, tra cui Benedetto Saraceno, ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di Sostanze dell’OMS, hanno scritto una lettera al Lancet Psychiatry, in cui si dichiaravano contrari alle posizione del Comitato per i diritti delle persone con disabilità; in particolare relativamente al punto No.1 dei General Comments, in cui si dichiara che il trattamento sanitario obbligatorio (TSO) incide sulla capacità giuridica del soggetto, è da considerarsi una forma di tortura, violenza e abuso, che viola il diritto  all'integrità fisica e mentale delle persone.

La posizione espressa nell’articolo del Lancet, cioè che con il divieto del trattamento sanitario obbligatorio si discriminerebbero le persone con disabilità, negando loro l’accesso alle cure, sembra aver influenzato la Sottocommissione ONU per la prevenzione della tortura, che ha recentemente introdotto una misura che costituisce eccezione relativamente al consenso libero e informato. La SPT (Sottocommissione ONU per la prevenzione della tortura), ritiene che il trattamento sanitario obbligatorio è necessario per difendere il diritto alla salute, e che il suo divieto potrebbe rappresentare un trattamento crudele, inumano o degradante.
La SPT (Sottocommissione ONU per la prevenzione della tortura) e il gruppo dei  sette psichiatri vorrebbero farci tacere e lasciarci senza alcuna possibilità di difenderci contro l'aggressione da parte di coloro che hanno una laurea in medicina, che sostengono la nostra presunta incoscienza di malattia e inconsapevolezza  del beneficio delle cure. Lasciando da parte l’inconsistenza delle loro diagnosi e il fallimento dei loro trattamenti, essi mirano, in contrapposizione alla posizione della CRPD, alla negazione del diritto al consenso informato. Perfino nei casi in cui la volontà di una persona non sia chiaramente espressa, la CRPD pretende che ci sia buona fede nell’interpretazione della reale volontà e delle effettive preferenze della persona, e non consente al personale medico di sostituirsi ai suoi presunti interessi.
L'obiettivo di questa Campagna è quello di rimuovere gli ostacoli che il sistema psichiatrico pone sul nostro cammino. Attraverso molteplici argomentazioni cercheremo di spingere i governi a promuovere un cambiamento radicale a livello legislativo e politico che sia più democratico ed inclusivo e che promuova reciproca cooperazione, piuttosto che paura e capri espiatori.


Campaign to Support CRPD Absolute Prohibition of Commitment and Forced Treatment – Background and Talking Points

·      CRPD changes the terms of debate about forced treatment, because it establishes an absolute prohibition of forced treatment and commitment as a matter of international law. 




·      CRPD is directly binding on an overwhelming majority of countries (ratified by 162 out of 192 UN member states).  In some countries it has a status higher than ordinary law and is directly effective in the national courts.  88 countries have also ratified the CRPD Optional Protocol, which authorizes the Committee on the Rights of Persons with Disabilities to consider individual complaints.   The availability of these potential enforcement mechanisms, along with national and international monitoring of compliance with CRPD for all states parties, puts legal and political pressure on governments to comply with the absolute prohibition by repealing mental health laws and ensuring that no one is held in a mental health facility against their will, or treated against their will. 

·      In addition, although there is a division of opinion among UN treaty bodies (some adopting the CRPD standards while others disagreeing), the Working Group on Arbitrary Detention, a UN human rights mechanism that is not bound to any treaty, has upheld the CRPD standard of absolute prohibition of commitment and forced treatment.  This means that, in the opinion of the WGAD, all countries are bound by the same standard, including those, like the United States, that have not ratified the CRPD. 

·      CRPD guarantees the freedom to make one’s own choices irrespective of the person’s actual or perceived difficulties in decision-making.  This is an important guarantee of the right to refuse any unwanted psychiatric treatment or intervention, since a common legal basis of forced treatment is to deem the person to be incompetent to make her own decisions.   Governments also have the positive obligation to provide independent support for decision-making about service options and to ensure that non-medical approaches are made available.  Support is always subject to the person’s will and preferences.

·      CRPD prohibits commitment to mental health facilities whether it is based on a psychiatric diagnosis alone or whether factors such as “danger to self or others” or “need for treatment” are added.  As pointed out by the Committee on the Rights of Persons with Disabilities and others, proposals to restrict the prohibition to deprivation of liberty based “solely” on disability (i.e. allowing commitment when based on disability plus other factors) were rejected during the treaty negotiations.

·      The organized psychiatric profession, which took a wait and see attitude at earlier stages and did not play a significant role in the negotiations, started to react as it became clear that UN mechanisms intended to fully uphold the absolute prohibition of commitment and forced treatment. 

o   The APA and WPA wrote a letter objecting to the absolute ban on forced treatment called for by UN Special Rapporteur on Torture Juan Méndez, and unfortunately Méndez retreated; his position was inconsistent as well with regard to prohibition of commitment. 

o   More recently, seven psychiatrists including Benedetto Saraceno, formerly the director of WHO’s Department of Mental Health and Substance Abuse, wrote a letter to the Lancet Psychiatry objecting to the standards explained by the Committee on the Rights of Persons with Disabilities in their General Comment No. 1, which established that forced psychiatric treatment violates the right to legal capacity and also infringes the rights to freedom from torture, freedom from violence and abuse, and the right to physical and mental integrity.

o   The view expressed in the Lancet opinion piece, that a prohibition of forced treatment discriminates against people with disabilities by denying them the right to treatment, appears to have influenced the UN Subcommittee on Prevention of Torture, which recently adopted a standard for exceptions to free and informed consent.  The SPT considers that forced treatment is necessary to uphold the right to health and that a prohibition may amount to cruel, inhuman or degrading treatment. 

o   The SPT and seven-psychiatrists’ approach would keep us silenced and without any ability to defend ourselves against aggression by those with a medical degree who would claim we simply aren’t capable of understanding how sick we are and how great their treatment is.  Leaving aside the objective bankruptcy of psychiatric diagnosis and treatment, they aim to defeat the right of free and informed consent while the CRPD approach upholds it.  Even in cases where a person’s will is not clear, the CRPD requires a good-faith best interpretation of the person’s actual will and preferences, and never allows medical professionals to substitute their opinion about the person’s alleged best interests. 

·      The aim of this Campaign is to push past the roadblocks that psychiatrists are putting in our way, and bring out as many facets as possible of the arguments that can be used to persuade governments to make a radical shift in law and policy in the interests of a society that is more democratic and inclusive, and that promotes mutual cooperation rather than fear and scapegoating.




C   Contact : Tina Minkowitz, tminkowitz@earthlink.net

C   Center for the Human Rights of Users and Survivors of Psychiatry, www.chrusp.org

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