venerdì 13 maggio 2016

Coercizione lavorativa e welfare nel Regno Unito

Anne-Laure Donskoy_Sopravvissuta e Ricercatrice - UK

La coercizione lavorativa e il welfare nel Regno Unito: un attacco alle persone con disabilità e ai loro diritti umani




21 marzo 2016

Traduzione a cura di Erveda Sansi e Vincenzo Jannuzzi

Mentre viene rivolta molta attenzione alla coercizione organizzata e implementata in psichiatria, si presta molto meno attenzione alle misure del welfare, progettate dallo stato e basate sul paternalismo ultraliberale[1], che contengono al loro interno pratiche coercitive. Tra esse ci sono politiche che sostengono fortemente la modificazione del comportamento, attraverso l’utilizzo della psicologia positiva e delle terapie comportamentali - cognitive. Friedli e Stearn (2015) [2], chiamano questo: “psicocompulsione”. Queste misure politiche sono sempre più utilizzate per prendere in contropiede e costringere le persone con disabilità e i malati cronici, ad adottare nuovi modi di essere e nuove condizioni di vita, sotto la costante minaccia di sanzioni, spingendo molti di loro al suicidio. Questo documento, basandosi sul lavoro di Friedli e Stearn [3], vuole tentare di evidenziare le attuali politiche coercitive sul welfare, incluse le “terapie” obbligatorie sugli individui, come violazioni del diritti umani del CRPD [Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità].

Contesto: Coercizione psicologica come violazione dei diritti umani sponsorizzata dallo stato


La coercizione psicologica, l’utilizzo di strategie psicologiche per “dare una gomitata” agli individui perché producano “cambiamenti di vita”, adatti a una ideologia politica o a un programma, non è del tutto nuova nel Regno Unito. Già negli anni ’70 alcuni richiedenti lavoro, disoccupati da molto tempo, sarebbero stati inviate a un controllo medico, con la premessa che, se le persone non erano malate fisicamente, dovevano essere capaci di trovare un lavoro, qualsiasi tipo di lavoro, e mantenerlo nel tempo. Cosa che, in ogni sua parte, reca tutti i caratteri del paternalismo vittoriano. I “disturbati mentali” e gli “handicappati mentali” sperimentarono un tipo particolare di paternalismo, nascosti, alla società e alla coscienza, nelle case e nei servizi degli specialisti, subendo spesso abusi fisici e mentali, o sfruttati in lavori riabilitativi con poca o nessuna protezione.

Attualmente, nel Regno Unito, la coercizione psicologica viene promossa dalla Behavioural Insights Team (Squadra per gli approfondimenti comportamentali) (soprannominata “Unità-gomitata”), ora in mani private, sotto il nome di compagnia a scopo sociale, ma che lavora ancora in stretto rapporto con il Cabinet Office (Ufficio di Gabinetto) [4], garantendo così una fondamentale influenza sulle politiche decisionali. E’ chiaro che la coercizione psicologica viene utilizzata per rinchiudere individui, inclusi i disoccupati a lungo termine, i malati e i disabili, dentro schemi di “ritorno al lavoro”, come condizione preliminare per l’assistenza. Durante le ultime settimane, si sono alzate voci di dissenso, principalmente da parte di movimenti sociali, che hanno denunciato l’uso della coercizione che mette a rischio la vita delle persone. [5]

Come gli scritti di Friedli e Stearn mostrano, questa attitudine ad agitare il dito indice ha assunto un’inclinazione ancor più sinistra.

Primo: capovolge l’idea che la disoccupazione sia il prodotto di un’economia fallita, suggerendo con forza che si tratti di uno stato mentale, o peggio ancora, che si tratti di una “malattia mentale”, che può essere corretta cambiando la psicologia dei richiedenti, cioè piazzando l’onere della responsabilità per il successo, per il progresso, per la scelta, ecc. sugli individui stessi. Questo ignora completamente le questioni di (in)giustizia sociale.

Secondo: allarga la portata mettendo in rete i soggetti più vulnerabili della società, specificamente i malati a lungo termine e i disabili, inclusi quelli con disabilità psicosociali. Questa strategia evita accuratamente di attirare accuse di discriminazione, mettendo questi individui alla pari con i disoccupati di lungo termine, e sottolineando ad nauseam che questa è una politica per dare aiuto alle persone che dovrebbe essere dato, attraverso di lavoro (di qualsiasi tipo e retribuito). Il lavoro retribuito diventa la personificazione del “coronamento dell’esperienza umana”.[6]

Terzo: l’argomento di fondo che “il lavoro ti fa bene”, ignora le voci dissenti che sostengono che senza forti motivazioni (che tengano conto della complessità delle circostanze individuali, le scelte, le opportunità, i modi, tanto quanto la qualità del sostegno e dell’offerta di lavoro), l’argomento è sia inefficace che controproducente [7], e può avere conseguenze devastanti per gli interessati.
Infine, la posizione di questa politica calza a pennello sull’agenda del paternalismo ultraliberale, che si allontana dalla collettività per andare verso una responsabilità totalmente individuale (ultraliberista), realizzando lentamente la visione di Ayn Rand per una forza-lavoro produttiva (permanentemente disponibile/rimpiazzabile), al servizio di una élite. In questo schema, ogni strategia coercitiva acquista una legittimazione che il Movimento dei Sopravvissuti alla Psichiatria respinge fermamente.

Essere malati o disabili, e beneficiari di assistenza: coercizione di stato e il CRPD


Il Welfare Reform Act 2012, (La legge 2012 sulla riforma sul welfare), ha introdotto una vasta gamma di riforme al sistema dei benefici e dei crediti di imposta. Lo scopo dichiarato è quello della riduzione dell’onere finanziario del welfare. Ciò si sta ottenendo con l’introduzione di politiche sempre più drastiche e punitive, sotto forma di un’“agenda di responsabilizzazione”, sostenuta da un’intensa ideologia autoritaria, mai più vista dai tempi del regime vittoriano. Il manifesto dei conservatori (Tory) delle elezioni generali del 2015, ha sostenuto l’aiuto per il rientro al lavoro, delle persone con problemi di salute mentale. La realtà è molto diversa ed è evidente che le persone con problemi di salute mentale devono fronteggiare discriminazioni, cosa che nessun altra categoria deve fare.

Articolo 4: I diritti e le libertà delle persone con disabilità sono violati sotto il sistema del controllo della sicurezza sociale:


Quando le persone con problemi di salute mentale sono a carico dell’assistenza sociale, diventano oggetto di controllo intenso, intrusivo e scorretto da parte del sistema, particolarmente attraverso l’ufficio Work Capability Assessment – WCA (Accertamento della Capacità al Lavoro) che ha fortemente tradito i richiedenti, dal momento che è totalmente inadatto a comprendere le loro situazioni e le loro difficili esperienze. Ne risulta che sempre più persone sono poste nel Gruppo di Attività Connesso al Lavoro dell’Assegno di Sostegno al Reddito e al Lavoro, che pone severe condizioni. Altrettanto influenzati sono quelli sottoposti al nuovo sistema Universal Credit (UC), che sta per essere lanciato per tutti i richiedenti e che pone ancora un altro livello di controllo sugli individui, possibilmente più intenso di quello attuale. 

Articolo 1-5: Discriminazione 

 

Nel 2013 una rivista giudiziaria ha trovato che il processo WCA (Accertamento di Capacità al Lavoro) discrimina le persone con problemi di salute mentale. Da allora ben poco è stato fatto per cambiare il processo e lo status quo rimane.
Il Centro per la riforma del welfare, nel suo recente rapporto Una società equa?, mostra anche che le persone con disabilità sono generalmente prese di mira nonostante il fatto che esse abbiano bisogni più grandi e spesso più complessi.
 

 Articolo 10: Il diritto alla vita:

 

“Gli Stati Parti riaffermano che ogni essere umano ha un innato diritto alla vita e che deve essere presa qualsiasi iniziativa necessaria ad assicurare il suo effettivo godimento da parte delle persone con disabilità, sulla base di eguaglianza con gli altri”.
Un sondaggio condotto su più di 1,000 GPs commissionato nel 2015 da Rethink Mental Illness (Ripensare la Malattia Mentale), ha evidenziato che oltre il 20% di pazienti ha nutrito tendenze al suicidio dovute al WCA. [8]
In un rapporto indirizzato al Dipartimento per il Lavoro e la Pensione (DWP), il capo medico legale del distretto nord di Londra, Mary Hassell, ha detto che “la causa scatenante” del suicidio era l’uomo che è stato ritenuto adatto per il lavoro al dipartimento. [9]
[Un’inchiesta sulla Libertà di Informazione ha] rivelato che il Dipartimento per il Lavoro e la Pensione (DWP) ha investigato le decisioni, attraverso valutazioni di pari (peer review), circa i pagamenti di assegni di assistenza di 60 richiedenti, dopo la loro morte.
Quando il suicidio è associato all’attività del DPW, deve essere effettuata un’inchiesta eseguita da pari, in accordo con la guida del DWP (Dipartimento per il Lavoro e la Pensione) per gli impiegati, per assicurare che ogni azione del DPW o coinvolgimento con la persona, sia stato appropriato e corretto dal punto di vista procedurale. [10]

Articolo 13: Accesso alla giustizia: 13.1:

 

“Gli Stati Parti devono assicurare l’effettivo accesso alla giustizia alle persone con disabilità su base di uguaglianza con gli altri, anche attraverso la fornitura di accomodamenti procedurali dovuti all’età, al fine di assicurare il loro ruolo effettivo di partecipanti, sia diretti che indiretti, ai procedimenti legali, anche nelle fasi preliminari e investigative”.

I richiedenti che desiderano impugnare una decisione, necessitano dell’ accesso alla giustizia. Ciò rappresenta per loro una spesa che possono difficilmente (quando non del  tutto) permettersi, quindi hanno bisogno di avere accesso ad un aiuto legale. Tuttavia il Ministro della Giustizia ha cancellato dai fondi per l’assistenza legale, qualsiasi sussidio per l’ assistenza, negando in tal modo l’accesso alla giustizia e discriminando i più poveri e i più vulnerabili, tra cui le persone con problemi di salute mentale:
Per poter fare ricorso a una decisione di un First-tier Tribunal (FtT), l’appellante deve prima identificare un errore della legge nella decisione del FtT e dopo richiedere il permesso per poter fare appello all Upper Tribunal – UT (Corte d’Appello). Il processo d’appello riguardante un punto della legge UT ha due livelli ma, per le ragioni precedentemente esposte, l’aiuto legale copre solo il secondo livello … L’assenza di ogni aiuto legale durante la prima fase di un processo d’appello presso l’UT su un punto della legge, rappresenta un difetto basilare nell’attuale schema, poiché è semplicemente irrealistico aspettarsi che un appellante possa abbozzare un appello su un punto di legge, senza alcuna assistenza [11].
In futuro, i richiedenti la previdenza sociale, che si ritrovassero a dover fronteggiare un verdetto ingiusto dell’Upper Tribunal o che vincessero la loro causa presso l’Upper Tribunal, ma si trovassero a ricevere l’appello finale da parte di DWP [12], HMRC [13] o da parte di un’autorità locale, potrebbero trovarsi a dover affrontare queste Corti, e il rischio dei relativi costi in proprio, senza altre alternative. [14]
In pratica, i richiedenti assistenza che desiderano fare appello riepetto a un verdetto, devono affidarsi a organizzazioni caritatevoli che li supportino nelle fasi del processo. Però queste organizzazioni vedono i loro finanziamenti tagliati, o non riescono ad affrontare il crescente numero di richieste di aiuto.[15] Ci sono state anche critiche dall’interno del sistema legale, riguardo a persone con disabilità intellettuale, su questioni di rappresentanza legale, riguardante la privazione della libertà; gli stessi problemi ricorrono per le persone con disabilità psicosociali:

La Società Legale, che rappresenta avvocati in tutta l’Inghilterra e il Galles, è intervenuta [in un caso particolare]. Il suo presidente, Jonathan Smithers, ha dichiarato: “Quando una persona vulnerabile non ha amici o una famiglia che la rappresenti durante una decisione di restrizione della sua libertà, è di vitale importanza che la persona sia capace di partecipare al processo di formazione della decisione … Se ciò non fosse possibile, allora dovrebbe avere un rappresentante legale per la protezione dei propri diritti, così come per la propria salute e il proprio benessere. I meno abili nell’autodifendersi non devono essere sacrificati sull’altare dell’austerità”. [16]

Cambiare attivamente la narrazione dello statuto del lavoro e del welfare sociale.

 

La narrazione del welfare sta drasticamente cambiando. Come dice Friedi, ci stiamo muovendo da: “che cosa deve fare la gente [per trovare lavoro”] a:“che cosa deve essere la gente [per dimostrare la giusta attitudine per essere assunti] [17]. Questo è semplificato dal nuovo “Programma sul lavoro e sulla salute”, pianificato per essere esteso su tutta l’Inghilterra e il Galles.
Questo programma ha molte estensioni, tra cui:

-    Inclusione dei servizi psicologici nei Centri per il Lavoro

-    Mettere “gli istruttori di lavoro” all’interno degli ambulatori GP per persone di una certa condizione (specificatamente per persone con problemi di salute mentale): lo schema-pilota “Lavorare Meglio” è finanziato dal Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni, e gli istruttori saranno messi a disposizione dall’agenzia di assistenza per il Reimpiego (sussidiaria del welfare del lavoro Maximus).
 


Questo programma sfuma i confini tra salute e welfare, tra ambito della salute e quello del lavoro, in un modo mai successo prima. Questa è una mossa coordinata per far entrare effettivamente il sistema dei servizi all’interno delle cure NHS: la disoccupazione, essere disoccupati, diventa una malattia, specificamente una malattia mentale che richiede di essere curata attraverso terapie psicologiche. 
Questo non solo estenderà le condizioni di accesso ai servizi all’interno del NHS, ma comprometterà l’indipendenza clinica e la sua etica. In pratica, le persone che manifestano un’attitudine sbagliata verso il lavoro o la collocazione, o che sono stati a lungo disoccupati, dovranno fare riferimento agli psicologi e saranno loro imposte Terapie Cognitivo-Comportamentali, e riceveranno molte e-mail motivazionali e messaggi di testo durante la settimana; o prescrizioni per un“job-coach” interno. Il rifiuto di adempiere queste prescrizioni obbligatorie, farà scattare immediatamente un regime di sanzioni. Ciò agirà inevitabilmente come una minaccia, se non addirittura distruggerà quella primaria qualità che i pazienti ripongono nel loro medico curante: la fiducia. La gente potrà diventare riluttante a dire alcunché sulla propria situazione o sulla propria salute, per timore di essere obbligata negli schemi.

Le violazioni al CRPD:

 

Articoli 1-5: (eguaglianza, libertà di scelta, autonomia, capacità)

 

Le nuove misure sono mirate specificatamente per le persone con disabilità 

Articolo 25 (Il diritto alla salute):

 

Attualmente entrambi gli schemi sono allo stadio iniziale della loro estensione (stadio pilota) e la linea ufficiale pretende che sia su base volontaria. Tuttavia, da quanto dichiarato dal manifesto Tory (dei conservatori): “Vi aiuteremo a ritornare al lavoro se la vostra condizione di lungo corso è ancora trattabile”, è fatto per diventare obbligatorio: “Le persone che possono beneficiare del trattamento, dovrebbero ricevere l’aiuto medico di cui necessitano, in modo da poter fare ritorno al lavoro. Se essi rifiuteranno il trattamento raccomandato, valuteremo se sarà il caso di ridurre il loro assegno.” (p. 28). Tuttavia, esser forzati ad accettare la “terapia” per una “condizione trattabile”, non è la stessa cosa che ricevere sostegno, che implicherebbe che gli individui siano liberi di scegliere se accettare o no. La maggior parte degli osservatori sono d’accordo nel dichiarare che ciò che sta prendendo forma attualmente in forma volontaria come parte dei progetti pilota, diventerà obbligatorio, cosa che semplicemente si conformerà alla posizione del governo degli U.K.,  nell’applicazione dei mezzi per ottenere che la gente “torni al lavoro”. [18]

Ciò significa che le persone con problemi di salute mentale non saranno più in grado di scegliere liberamente se consentire o rifiutare i trattamenti sanitari. C’è anche un grosso rischio che le persone si sentano intimidite, di acconsentire a subire queste “terapie”. Ciò è molto simile a ciò che succede in psichiatria, dove è invocato il diritto alla salute, per trattare persone in modo coercitivo per il loro bene, “nel loro miglior interesse”…ma come loro unica opzione. Rifiutare un trattamento “raccomandato” o non soddisfare alla lettera le ingiunzioni e le aspettative del sistema, darà luogo a sanzioni sull’assistenza (benefits).

La Cognitive Behavioural Therapy (CBT- Terapie Cognitive Comportamentali - CBT ), l’approccio scelto dal governo, è fortemente controverso e non si adatta a tutti. Perciò l’approccio “uno-valido-per-tutti”, che sia applicato o no mediante coercizione, sarà controproducente, in quanto può far sentire le persone peggio (contro il loro diritto alla salute) e mostra la totale mancanza di comprensione della spesso complessa e singolare situazione delle persone con disabilità.

Art. 10: (Il diritto alla vita)

 


Ogni governo che usa la coercizione e le sanzioni a fini politici, deve assumersi le proprie responsabilità per le conseguenze delle sue azioni. Come per la Valutazione delle Capacità al Lavoro, le persone costrette a ricevere terapie comportamentali o ogni altra terapia a cui essi non abbiano dato il loro pieno assenso, potranno sperimentare effetti contrari (che li faranno stare ancora più male, rendendoli ancora più poveri e forzandoli a vivere in un costante stato di ansietà, rendendoli più disponibili al suicidio).

La coercizione nega le persone come individui autonomi in grado di fare le proprie scelte (Art.12, Uguale riconoscimento di fronte alla legge; Art. 16, Libertà dallo sfruttamento, dalla violenza e da ogni abuso che minacci la loro integrità (Art 17)).

Essa contraddice anche le affermazioni del Governo che sostiene di fare tutto il possibile per conformare la legge nazionale al CRPD.

Nel Regno Unito la Convenzione non è giuridicamente vincolante rispetto alla legge nazionale, ma le da efficacia attraverso una gamma completa di leggi esistenti o in fase di sviluppo, attraverso politiche e programmi che collettivamente sostengono la visione del Governo sull’equità. [19]

Articolo 17 (Protezione dell’integrità della persona):
Il problema della coercizione va oltre la “designazione del lavoro come cura per la disoccupazione e la povertà” [20] come spiega Friedli; e riguarda anche il cambiamento di status sociale e l’identità delle persone. Nella nuova definizione, ci sono individui produttivi e improduttivi, perciò non esistono malati cronici o persone disabili (di nessuna forma di disabilità). Queste nozioni in gran parte spariscono nel nome dell’inclusione e dell’equità (in relazione ai cosiddetti “grandi lavoratori” [21] che sono bisognosi di aiuto ma fanno del loro meglio per non fare affidamento allo Stato per i loro bisogni individuali).

Infatti il linguaggio è importante in questo contesto, e il linguaggio è mutevole. Come molti hanno osservato, i “certificati di malattia” sono diventati “certificati di idoneità”, anche il termine “disabilità” è stato cancellato dal momento che “Indennità vitale di disabilità” è diventato “Pagamento individuale personale”. Ciò esprime una semplicistica, ma potente narrativa, di “puoi fare non-importa-cosa” supportata dall’avere una “giusta attitudine” obbligatoria, dove interviene la coercizione psicologica. Sgomitando e forzando poi le persone ad avere la “giusta attitudine”.

Forcing people back to work by reducing their welfare benefits

Costringere la gente a tornare al lavoro attraverso la riduzione dei loro beneficiwelfare


Le persone con disabilità sono evidentemente prese di mira, di più rispetto alle altre categorie di individui (Art 1-5 uguaglianza, discriminazione, libera scelta, autonomia). Infatti un’altra forma di coercizione è emersa attraverso una recente drastica riduzione dell’assegno settimanale ESA da 103 a 73 £ (sterline), contenuta nella Riforma dell’Assistenza Sociale e del Lavoro. Sarà applicata ai nuovi richiedenti ESA, nel gruppo di attività relativo al lavoro. Questa votazione, spinta nel Parlamento il 7 marzo 2016, [22] ha l’intento di “incentivare le persone disabili a trovare più rapidamente lavoro”. Questa decisione (puramente ideologica), non solo le spoglierà di ogni sicurezza finanziaria, ma rinforzerà l’idea, portando l’importo in linea con l’assegno di disoccupazione (Jobseeker’s Allowance), che la disabilità non esiste più, che tutti possono e devono lavorare, che esistono solo individui produttivi (meritevoli) e improduttivi (immeritevoli).

Un esperimento sociale non etico

E’ venuto alla luce il fatto che questi nuovi programmi sono anche oggetto di “ricerca”. Il nuovo Programma di Lavoro e Salute è attualmente in fase di “ricerca e sperimentazione. [23] Come scrive Kitty Jones, parte degli elementi della gomitata sperimentale di questa ricerca, comporta l’arruolamento di GP per la “prescrizione” di “allenatori al lavoro”, e la partecipazione alla costruzione di un “passaporto per il lavoro e la salute” per raccogliere informazioni sul lavoro e sulla salute. [24]

Comunque, questa “ricerca” (se così si può definire), è stata pesantemente criticata perché non è omologata al normale e robusto orientamento etico. Una ricerca che aderisse a un robusto orientamento etico cercherebbe assolutamente di non provocare danni ai suoi partecipanti, e cercherebbe il loro consenso informato in anticipo.[25] Contrariamente al caso in questione, in cui i richiedenti sono partecipanti non volontari e “non consenzienti” di una sperimentazione di cui non sanno nulla.
C’è un’ampia gamma di implicazioni legali e dei Diritti Umani, collegati a sperimentazioni e ricerche, condotti su gruppi sociali e soggetti umani. [26]
Un portavoce delle Persone Con Disabilità Contro i Tagli (DPAC), ha parlato della visita del Comitato delle Nazioni Unite in U.K. e ha descritto la situazione in questo modo:
Significa che l’ONU esaminerà gli attacchi viziati e punitivi contro la vita indipendente delle persone con disabilità, così come contro i tagli che hanno precipitato tanti in condizioni disumane portando spesso a morti non necessarie. [27]

Articoli 1-5:  discriminazione contro le persone con disabilità che sono prese di mira da questo programma.

Articolo 9: diritto alla comunicazione: l’esistenza di questa sperimentazione e la forma della sua condotta non è stata comunicata ai richiedenti (i partecipanti).

Articolo 10: (Diritto alla vita): quando la coercizione spinge la gente sull’orlo del suicidio oppure alla morte (almeno una sentenza di tribunale si è pronunciata sui chiari collegamenti tra sanzioni all’assistenza e ragioni per il suicidio):

Le ricerche del gruppo dalla campagna Triangolo Nero hanno trovato più di 80 casi di suicidio direttamente connessi ai tagli di milioni di sterline, sui fondi all’assistenza. John McArdle, co-fondatore di Triangolo Nero, ha dichiarato:  “Il Dipartimento per il Lavoro e le Pensione rifiuta di rivelare i risultati della loro Commissione d’inchiesta sui suicidi collegati alle sanzioni, così non sapremo mai la verità su quei casi…”. Ha detto: “Il regime di Valutazione della Idoneità al Lavoro applicato ad ogni persona malata o disabile, senza una adeguata valutazione dei rischi “incorporati nel sistema” [28]

I tassi di mortalità portano con sè storie di dolore:

[Il Governo] ha pubblicato, o meglio, è stato costretto a pubblicare a seguito di numerose richieste da parte di Freedom of Information (Libertà di Informazione) – che più di 80 persone al mese muoiono dopo esser state giudicate “abili al lavoro”. Queste sono figure complesse, ma le prime analisi evidenziano due fatti notevoli. Primo, che 2.380 persone morirono tra il dicembre 2011 e il febbraio 2014, subito dopo essere state giudicate “abili al lavoro”e respinte dall’assistenza ai malati e ai disabili, dall’Employment and Support Allowance (Assegno di disoccupazione - ESA). Sappiamo anche che 7.200 richiedenti sono morti dopo l’assegnazione dell’Assegno ESA e dopo esser stati inseriti nei gruppi di attività relativi al lavoro – per definizione, persone che il Governo aveva giudicato “abili a prepararsi per il rientro al lavoro” [29]
Nothing seems to shift the current UK Government’s assault on people with disabilities or long term sickness, and on their human rights. Not the many Freedom of Information requests which have revealed that the DWP did look into the death of 60 benefits claimants but sat on the findings; nor a Commons Select Committee inquiry into benefits sanctions in April 2015, nor the visit by the UN CRPD committee at the request of a disability group (DPAC) in the late autumn of 2015, nor a coroner’s report clearly linking a claimant’s suicide to the stress caused by the Work Capability Assessment. The UK is effectively engineering and encouraging coercive and punitive policies that specifically target people with disabilities and the long term sick, putting their lives and their future at high risk. Many have observed that ‘austerity’ was only ever an excuse to establish and implement ideological policies. This is not about saving money in hard times; this is about the willful annihilation of the disabled, either through language or deeds.

Articoli 12, 17, 19:

Le misure coercitive contenute in tutti gli aspetti del Programma per il Lavoro e la Salute, con i vari strumenti e le strategie, va nel senso contrario alla premessa, che le persone sono  libere e in grado di fare scelte per se stesse, e minaccia considerevolmente il loro diritto a una vita indipendente, quando sono costrette alla povertà.

Niente sembra cambiare l’attuale attacco del Governo della Gran Bretagna, alle persone con disabilità o ai malati cronici e ai loro diritti umani. Non le molte richieste di Freedom of Information (Libertà di Informazione), che hanno rivelato che il DWP ha visto la morte di 60 richiedenti assistenza, ma si è seduto sopra questi esiti; né l’inchiesta di un Comitato di Selezione dei Beni Comuni sulle sanzioni ai benefici dell’Aprile 2015, né la visita da parte del Comitato ONU delle Persone con Disabilità, su richiesta di un gruppo di disabili (DPAC) nel tardo autunno del 2015, né il rapporto del medico legale, che ha chiaramente riconosciuto il legame tra il suicidio di un richiedente sostegno e lo stress causato dall’Ufficio di Valutazione della Idoneità al Lavoro. La Gran Bretagna sta effettivamente ingegnerizzando e incoraggiando politiche coercitive e punitive che prendono di mira specificamente le persone con disabilità e i malati cronici, mettendo a grave rischio le loro vite e il loro futuro. Molti hanno osservato che l’”austerità” è sempre stata una scusa per stabilire e portare a termine le politiche ideologiche.
Ciò non ha niente a che fare con il risparmio di denaro in tempi duri, bensì con il deliberato  annientamento dei disabili, sia tramite il linguaggio, che attraverso i fatti.

Anne-Laure Donskoy

Note:
1https://kittysjones.wordpress.com/2015/11/28/the-goverments-reductive-positivistic-approach-to-social-research- is-a-nudge-back-to-the-nineteenth-century/–L’idea che per i governi, istituzioni pubbliche e private, sia possibile e legittimo influenzare e modificare il comportamento dei cittadini e nello stesso tempo (in modo controverso) “rispettare la libertà di scelta”.
2 Friedli L, et al. Med Humanit 2015;41:40–47. doi:10.1136/medhum-2014-010622
3 Guarda anche il cortometraggio: https://vimeo.com/157125824
6C ole M. Sociology contra government? The contest for the meaning of unemployment in UK policy debates. Work Employment Soc 2008;22(1):27–43.
7  Perfino il Dipartimento di Lavoro e Pensioni, che sta dirigendo queste poltiche, ha riconosciuto  in uno studio del 2006,  e ha  sollevato riserve che “ si deve tener conto” della natura e qualità del lavoro e del suo contesto sociale” e che, per le persone disabili o di lunga degenza, c’è poco o nessun riferimento diretto o collegamento all’evidenza scientifica sui benefici fisici o di salute mentale  del (prematuro) (ritorno al) lavoro per le persone  malate o disabili.”
9 See note 3
12 Department of Works and Pensions - Dipartimento di Lavoro e Pensione.
13 Her Majesty’s Revenue and Customs - Reddito e dogane di sua maestà.
18 Un commento a margine è stato fatto da Friedli e altri sulle discutibili etiche di quegli psicologi clinici che accettano di prender parte a queste iniziative, e circa la rapida espansione dell’industria del “ritorno al lavoro”.
19 pubblicazioni dell’Ufficio Disabilità, Rapporto Iniziale della Gran Bretagna sulla Convenzione delle N.U.  circa i Diritti delle Persone con Disabilità, Maggio 2011, http://odi.dwp.gov.uk/un-report
21 Un’espressione usata come costante leitmotiv dal governo della Gran Bretagna.
22 Il Ministero ha rivendicato il “privilegio finanziario” di affermare  il diritto del governo di avere l’ultima parola sulle misure di bilancio.
26 – vedi nota 15



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