lunedì 15 ottobre 2018

Per la Proibizione Assoluta del Trattamento Sanitario Obbligatorio - María Teresa Fernández Vázquez


articolo originale

di María Teresa Fernández Vázquez (Mexico)

Sommario dall'inglese:

In questo testo cerco di sostenere il mio supporto alla campagna da tre approcci diversi. In primo luogo, dal punto di vista umanistico e sociale, che vede la persona umana come un essere unico e irriducibile, la cui "inesauribile potenzialità dell'esistenza" [1] si sviluppa e può realizzarsi in infiniti modi ed espressioni, che sono tutti ugualmente importanti e preziosi. Per secoli, tuttavia, le persone con disabilità in generale, e le persone con disabilità psicosociali in particolare, sono state denigrate e messe da parte, e le loro espressioni sono state raramente riconosciute o approvate dalla grande maggioranza. Sia per ignoranza, che per paura, negligenza, sete di potere e di controllo, ecc, i governi e la società sono pronti a reprimere quei comportamenti umani che non si adattano ai parametri socialmente condivisi, già incorporati nelle norme indiscusse, nelle abitudini, nei simboli e negli stereotipi culturali. Quindi lo status quo viene mantenuto. Dovremmo considerare ogni tentativo di reprimere l'espressione umana come una forma di oppressione sociale e politica che non dovrebbe essere tollerata. Invece, la società dovrebbe essere aperta alla diversità umana, e procedere insieme a tutti coloro che sono diversi; creare - mano nella mano con loro - nuove forme di interazione sociale e di convivenza.

In secondo luogo, parlo dalla mia esperienza personale come sorella di un uomo a cui in adolescenza hanno diagnosticato l'epilessia e che più tardi nella sua vita è diventato un alcolizzato. Mio fratello era confinato in comunità, "fattorie" e ospedali psichiatrici su raccomandazione dei suoi medici curanti. Posso testimoniare il crescente deterioramento subito da mio fratello dopo ogni collocazione, che è culminato con la sua morte dolorosa e prematura. I suoi ricoveri erano assolutamente intollerabili e nefasti: per lui, per la sua famiglia e per tutti noi. Deploro profondamente il fatto che non abbiamo avuto accesso alle informazioni, ai consigli, al sostegno adeguato o ai servizi che avrebbero permesso a mio fratello di vivere la sua vita in modo diverso, secondo le sue necessità e potenzialità, in sostanza, umanamente. La cosa peggiore è che oggi - quarant'anni dopo - le cose non sono cambiate molto. C'è ancora la stessa mancanza di informazioni, di consigli, di sostegno e di servizi adeguati. Le persone con disabilità psicosociali continuano ad essere maltrattate e ricoverate, anche contro la loro volontà, anche se è provato che tali trattamenti non funzionano ma, al contrario, provocano danni profondi e irreversibili. Sia i governi attraverso leggi, politiche e mancanza di volontà politica, sia i professionisti della salute e la società nel loro insieme continuano a condannare le persone con disabilità psicosociali all'oblio e alla morte, e lo fanno con assoluta impunità. Anche questo è inaccettabile e deve essere cambiato. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ci dice come.

Il terzo motivo per cui sostengo la Campagna per la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, è che essendo io stessa una persona con una disabilità fisica, sono attivamente coinvolta in questo processo. Rispettare la Convenzione significa rispettare la dignità e l'autonomia individuale di tutte le persone con disabilità, nonché rispettare il loro diritto all'uguaglianza e alla non discriminazione, alla libertà personale e alla sicurezza. Come dichiarato dal Comitato CRPD: "Il trattamento sanitario obbligatorio da parte di psichiatrici e di altri medici e di personale sanitario, costituisce una violazione del diritto di essere riconosciuti uguali davanti alla legge (articolo 5), e una violazione dei diritti all'integrità personale (articolo 17), della libertà dalla tortura (articolo 15) e della libertà dalla violenza, dallo sfruttamento e dall'abuso (articolo 16). Questa pratica nega la capacità legale di una persona di scegliere un trattamento medico ed è quindi una violazione dell'articolo 12 della Convenzione" (Par. 42). [2] Il Comitato afferma inoltre che segregare le persone con disabilità nelle istituzioni, viola un certo numero di diritti garantiti dalla Convenzione (paragrafo 46).

Ai sensi della Convenzione, è assolutamente inaccettabile non rispettare la dignità delle persone con disabilità psicosociali, o sottoporli a esami minuziosi e a giudizi autorevoli grossolani, né è ammissibile per nessuno attribuirsi la facoltà di decidere secondo il proprio parere cosa sia il meglio per loro, o di tenerli in luoghi in cui perdono tutto: la loro autonomia, la loro libertà e persino la loro dignità. Luoghi in cui rimangono - assoggettati e impotenti - sotto il controllo assoluto della volontà di altre persone - mai la loro - e dove la loro integrità viene lacerata. Come il Comitato CRPD dichiara chiaramente, tali pratiche sono in aperta violazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e devono essere sradicate.


Gli Stati Parte della Convenzione - così come l'intera società - dovrebbero invece adempiere al loro obbligo morale e legale di eliminare tutte le barriere esistenti e adottare tutte le misure necessarie per garantire che le persone con disabilità psicosociali godano di tutti i loro diritti fondamentali, e che siano incluse come parti attive e insostituibili della società, su base di uguaglianza con gli altri.

1) Boff, Leonardo. Tiempo de la trascendencia, el ser humano como un proyecto infinito, Santander, Sal Terrae, Brasil, 2000.

2) Committee on the Rights of Persons with Disabilities, General Comment No. 1 on Article 12 (2014).


traduzione a cura di Sansi Erveda




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