lunedì 26 giugno 2017

Daniele Farina: DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI INTRODUZIONE DEL DELITTO DI TORTURA

NESSUNO DEVE ESSERE SOTTOPOSTO A TORTURA O TRATTAMENTO INUMANO E DEGRADANTE by: https://graybeardtrail.com/2012/06/26/june-26-tweet-in-to-stop-torture/

 DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI INTRODUZIONE DEL DELITTO DI TORTURA:

Grazie, Presidente. “Quello che affrontiamo è l'esito naturale seppur tardivo della ratifica operata quasi vent'anni fa dal nostro Paese della Convenzione delle Nazioni Unite ma è anche un segnale a contrasto di quanti hanno legittimato la tortura in nome di un presunto conflitto di civiltà e della guerra preventiva quasi che Abu Ghraib fosse un prezzo necessario o quanto accade nelle celle di Guantanamo fosse un male minore, segnale in opposizione a quanti non hanno ravvisato nei giorni drammatici di Genova 2001 la creazione di una voragine, di un vulnus grave nei diritti fondamentali e nelle libertà costituzionalmente garantite”. Qualcuno, colleghi, avrà notato che date e nomi non tornano e infatti correva l'anno 2006, il mese di dicembre, e le frasi precedenti fanno parte della dichiarazione finale di voto dello stesso tentativo di introdurre nel nostro ordinamento il delitto di tortura.


Ricordo bene perché feci io quella dichiarazione e l'esame di questa Camera si concluse con le parole “la Camera approva”. Accadeva quasi undici anni fa e oggi eccoci qua: questa norma è partita male dal Senato della Repubblica e va finendo peggio. Di passaggio in passaggio c'è stato raccontato che il meglio è nemico del bene al punto però che il bene oggi è una fioca luce. Ad un reato comune piuttosto che proprio, rivolto cioè laddove logica vorrebbe, il pubblico ufficiale, si è aggiunta la pluralità delle condotte, la verificabilità del trauma psichico e, ancora, un tempo di prescrizione del reato abbreviato in totale controtendenza rispetto all'impeto mostrato solo poco giorni fa in occasione della riforma del codice penale, di procedura e dell'ordinamento penitenziario e, al contempo, un bello sbarramento all'estradizione eventuale. Si configura una sorta di reato impossibile a meno di non incontrare magistrati dotati di molto, forse troppo coraggio. Dunque non stupisce che pochi giorni fa il commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa abbia messo per iscritto la distanza del testo dalla Convenzione ONU, pure sottoscritta dall'Italia un secolo fa, e dalle successive normative di molti Paesi europei. Ma cosa ha di diverso questo Paese dagli altri d'Europa? Perché quasi trent'anni dopo si giunge al testo in esame? Ma non sarà - mi chiedo - che nelle fasi più buie della nostra storia la tortura è stato un ospite non saltuario? Ma non sarà che qualcuno pensa che nel presente segnato dal terrorismo internazionale possa venir buona? E perché solo qui la normalità si spaccia per una manovra contro le forze di polizia? Domande e carenze evidenti che imporrebbero modifiche. Mentre la Corte europea dei diritti dell'uomo incredula passa di condanna in condanna l'Italia, ultima della classe sul tema, non patria del diritto ma un po' una Repubblica bananiera: altro che il punto fermo che oggi il Presidente Mattarella auspicava. Qualche “giornalone” pubblica da molti giorni la lista delle leggi da non tradire: una volta approvata compare una sorta di spunta, un “fatto!” (con il punto esclamativo). Non dubitiamo che anche per questo provvedimento sarà così: “Finalmente approvata la norma sulla tortura”. Peccato che nella sostanza non è così perché testo e titolo divergono con grande evidenza. Chissà cosa ne penserebbe il senatore del Partito Comunista Nereo Battello che per primo, nell'inizio della X Legislatura nell'aprile del 1989, propose l'introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento, disegno di legge n. 1677, un articolo di poche righe. Oggi siamo ad un articolato di due pagine che sembra scritto da Tomasi di Lampedusa ovvero se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.

Daniele Farina 26/06/2017

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