venerdì 18 novembre 2016

Caso Mastrogiovanni, tutti condannati

Salerno. Medici e infermieri colpevoli per la morte del maestro in Tso

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L'autore con la sorella e la nipote di Franco Mastrogiovanni - foto: telefono viola di roma
di Giuseppe Galzerano
16.11.2016

Sei medici e undici infermieri colpevoli. 17 persone condannate per la morte del maestro anarchico Francesco Mastrogiovanni, avvenuta nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania (Sa). Così ha stabilito la Corte d’Appello di Salerno alla fine di un lungo processo durato due anni e otto giorni. Sentenza che riduce le pene dei medici, equilibra le colpe e le distribuisce anche al personale paramedico. Colpo duro per gli undici infermieri assolti nella sentenza di primo grado emessa il 30 ottobre 2012 dal tribunale di Vallo della Lucania, mentre i sei medici erano stati condannati a pene tra i due e i quattro anni di reclusione.

La Corte d’Appello di Salerno nella sentenza mette in prima fila gli infermieri e condanna Giuseppe Forino, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo, Nicola Oricchio e Marco Scarano a un anno e tre mesi di reclusione; Maria D’Agostino Cirillo, Carmela Cortazzo, Antonio De Vita, Massimo Minghetti, Raffaele Russo e Antonio Tardio ad un anno e due mesi. I medici del reparto Rocco Barone e Raffaele Basso vengono condannati a due anni; Michele Di Genio, primario, a un anno e undici mesi; Amerigo Mazza e Anna Angela Ruberto ad un anno e dieci mesi; Michele Della Pepa a un anno e un mese.
Tutti gli imputati sono condannati sotto il vincolo della continuazione del reato perché la loro condotta protratta nel tempo ha determinato la morte di Mastrogiovanni. Ma per la prima volta i giudici affermano che non basta ubbidire ad un ordine per non essere ritenuti responsabili di un reato. Nella requisitoria del 10 aprile 2015 il Procuratore Generale Elio Fioretti aveva chiesto pene di quattro e cinque anni per i sei medici e pene di quattro e cinque anni per gli infermieri. La dr.ssa Maddalena Russo, subentrata al dr. Fioretti, nella sua brevissima replica di ier mattina conferma le richieste del collega, ribadendo la responsabilità anche degli infermieri.
Francesco Mastrogiovanni il 31 luglio 2009 era stato sottoposto ad un trattamento sanitario obligatorio illegale ordinato dall’allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ma eseguito nel territorio del comune di San Mauro Cilento, dove Mastrogiovanni trascorre tranquillamente le vacanze. La sera prima sarebbe entrato con la macchina nell’isola pedonale di Acciaroli per uscirne a folle velocità, secondo l’accusa, ma senza causare danni a ninete e nessuno. Inseguito e braccato la mattina successiva entra nel mare di Acciaroli dove resta per due ore. Nel frattempo un medico, capovolgendo la norma e assecondando la richiesta del sindaco, chiede il Tso e una dottoressa, specializzata in medicina dello sport, lo conferma.
Prima di salire sull’ambulanza, Mastrogiovanni supplica: «Non mi fate portare all’ospedale di Vallo della Lucania, perché li mi ammazzano», ma nessuno da peso alle sue parole.
In ospedale è tranquillo e saluta i medici ma dopo mezz’ora viene ordinata la sua contenzione. Mentre dorme è legato, mani e piedi al letto mani e piedi . Resterà legato per 88 ore senza mangiare né bere. E per sei ore resta legato anche una volta morto. Sua nipote, Grazia Serra, va a trovarlo, ma un medico le vieta di entrare. La mattina dopo è il sindaco di Castelnuovo Cilento a telefonare alla sorella di Matrongiovanni: «Franco non è più con noi», le dice.
La tragica morte di Mastrogiovanni è documentata in un lungo video disponibile su internet che documenta le atrocità alle quali è sottoposto per quattro giorni, senza trascrivere la contenzione fisica in cartella.
«Si tratta di un verdetto importantissimo che sanziona comportamenti di inaudita gravità da parte del personale sanitario», è il commento alla sentenza del presidente della commissione Diritti umani del Senato, Luigi Manconi. Per il segretario dei radicali Italiani Riccardo Magi, invece, la sentenza «afferma il principio per cui la qualificazione professionale dell’infermiere e la manifesta criminosità della condizione a cui era stato ridotto Franco Mastrogiovanni, impongono di condannare chi ha assistito ed avallato con il suo operato tutto ciò senza opporvisi».

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