martedì 21 giugno 2016

Istituzioni Post-Manicomiali - Dispositivi totalizzanti e risorse di sopravvivenza nelle Strutture Intermedie Residenziali

 Post- madhouse institutions - totalizing devicec and survival resources in Intermediate Residential Structures




dal sito:
http://www.nopazzia.it/valentino-postmanicomiali.html


di Sandro Cappannini


Segnaliamo importante: Nicola Valentino - Istituzioni Post-Manicomiali - dispositivi totalizzanti e risorse di sopravvivenza nelle Strutture Intermedie Residenziali

edit. "Sensibili alle Foglie", 2005 - 104 pag -12 eu - www.sensibiliallefoglie.it

importante perché è il primo resoconto non di mano psichiatrica di come funzionano alcuni dei nuovi dispositivi territoriali del dopo-manicomio, quali le ora diffusissime "Case Famiglia".
Nicola Valentino è sia collaboratore e coeditore di "Sensibili alle Foglie", piccola casa editrice che mantiene un settore dedicato al campo storie, produzioni poetiche, artistiche, di 'pazienti' psichiatrici, che in tale campo animatore per mostre, incoraggiare tali produzioni, e anche operatore di inchieste e analisi di tipo sociologico. (Vedi in www.sensibiliallefoglie.it). Ha per questi motivi frequentato alcune di queste nuove "Strutture Intermedie Residenziali" ('SIR') e ne dà qui un resoconto.

Un resoconto di tipo non tanto polemico e militante quanto invece di tipo distaccato sociologico, che riconosce anche la buona volontà di alcuni operatori. Analizza i 'dispositivi' agenti in queste strutture del dopo-manicomio confrontandoli con quelle di altre strutture totalizzanti, quali le carceri. Ma è una analisi sociologica di tipo narrativa discorsiva, non quindi specialistica, si legge ben scorrevolevomente.
Le SIR sono strutture statali ma anche a gestione privata, messe in piedi durante e dopo lo smantellamento dei manicomi, inizialmente approntate per quei pazienti provenienti dal manicomio che non avevano trovato una sistemazione familiare od autonoma. Ma anche e ora in prevalenza sono il luogo d'abitazione e vita per chi, dopo l' "impazzimento" non è più accettato in famiglia e non ha una abitazione-vita autonoma o gli psichiatri decidono che non è in grado di autonomia.
Risultano luoghi che, secondo questa analisi di Nicola Valentino, hanno già oramai definitivamente perso la speranza di 'riabilitare', la maggior parte non lo tentano più affatto. Riconoscono questa deriva negativa anche alcuni operatori che desiderebbero proseguire nella pratica basagliana di "non più costrizioni, non più manicomi", ma si trovano resi impotenti e demoralizzati dalla situazione.
L'analisi rileva il ripresentarsi ampio e netto in queste nuove strutture degli stessi meccanismi di incasellamento, riduzione e privazione di autonomia, privazione di diritti, fino anche a completa sopraffazione e disumanizzazione, propri dei vecchi manicomi. Situazione dovuta al controllo e alla routine giornaliera degli operatori sui 'pazienti'.
Nonostante che per legge - la 180 detta 'Basaglia' - i 'pazienti' hanno ora diritti, però la struttura agisce come se non ne avessero. Per il controllo del denaro, per il controllo dell'indipendenza, per il controllo dei farmaci, .. . - Quando i familiari non abbiano fatto agire le vecchie leggi di interdizione ed inabilitazione, tuttora ancora in piedi ! E sono spesso i familiari a chiedere per i 'pazienti' restrizioni ai soldi, ad uscire .. .
Non ci si deve far ingannare dal nome "Casa Famiglia", riconoscono alcuni degli stessi operatori addetti, perché non è come in una famiglia vera, dato che "il paziente non può mandare a quel paese l'operatore come potrebbe fare un figlio od una figlia".
La struttura ha il potere e i 'pazienti ' la subiscono giocoforza passivamente, ben presto subiscono completamente. I pazienti risultano di fatto deprivati di qualsiasi margine di azione e decisione indipendente importante, anche mediante l'attutimento farmacologico operato su loro.
Le sigarette, l'alcool, il caffé, sono l'unico fare autodeterminato, a cui quindi ci si appiglia . Un operatore testimonia che in una situazione di aumento di libertà il fumatore accanito non prese più le sigarette una dietro l'altra.
Il "paziente che dà fastidio" è una classificazione di fatto operata in queste SIR, molto più importante di fatto di quelle psichiatriche ufficiali, e si risolve quasi di regola con un aumento dei farmaci . Ad es. se 'dà fastidio' per irrequietezza o non seguire gli altri nel programma comune, non c'è molto tempo di seguirlo trovare le cause discorrerci come richiederebbero i metodi basagliani .., l'operatore è già stressato di per sé .., si ricorre ad un aumento dei farmaci.
E' ovvio che i 'pazienti' ripiegano su forme di lasciarsi andare. Fino ad una ben presto passività arresa indefinita.
Salvo casi sporadici, come il caso, riportato in questo libro, della resistenza a 'I Platani ' di Bologna, dove due ricoverati 40-50-enni ben inseriti, volevano invece essere trasferiti dalla direzione della casa famiglia ad una casa di riposo per anziani lontana; ci si è opposti riuscendo ad ottenere ragione; ma anche perché ci sono stati degli operatori che si sono messi dalla parte dei pazienti contro le decisioni della direzione.
Questo libro non è solo una analisi descrittiva. Il metodo di raffronto sociologico fra analoghe situazioni totalizzanti raffrontate a quella psichiatrica in questione, permette all'autore di avanzare anche ipotesi su alcuni aspetti che la descrizione psicologica e psichiatrica non è in grado di vedere. Quali che la cosiddetta 'spersonalizzazione' cioè perdita dell'identità, sia in realtà una "risposta di sopravvivenza", quale si manifesta anche in certe situazioni non psichiatriche.
Anche l'insonnia o l'abuso di alcool possono essere considerate, da questo punto di vista sociologico, avanza l'autore, risposte sociali di reazione. Cioè una forma di reazione sociale ad una situazione negativa, anziché malattie senza senso.

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